Precarietà
Sconvolge l’oscenità dei due omicidi filmati qualche giorno fa: secondo dopo secondo il terrorista della tivù americana Bryce Williams li inchioda alla pellicola. Il suo occhio era fisso sulla cronista Alison Parker e il cameramen Adam Ward già dal giorno in cui aveva deciso in modo assolutamente arbitrario di annientarli; da quel giorno sapeva di tenerli in pugno, di averne l’assoluto controllo, da quel giorno inizia il suo film senza che i due sapessero di avere i giorni contati, di avere addosso lui che si era eletto a padrone totale delle loro vite, e che di lì a poco li avrebbe condannati a morte. Tutto questo regalava all’assassino un piacere ancora maggiore, sentiva in sé un potere che neppure un tiranno forse avrebbe esercitato, Williams era pari a quegli aguzzini che hanno un arbitrio assoluto su i loro prigionieri. I due reporter, infatti, non si aspettavano la sua irruzione mentre erano al lavoro; immersi nel quotidiano, mai avrebbero immaginato che quell’ex collega sarebbe piombato lì per ucciderli. L’assassino ha mostrato la smorfia di orrore della donna, la sua nudità dinanzi alla pallottola fulminea che la stava per ridurre in cenere. Si può distruggere di colpo l’esistenza di qualcuno che lavora, che produce, un’esistenza che ha un senso, proprio perché la propria non ne ha, e poi offrire al pubblico questo film dell’orrore su cui si staglia una luciferina volontà di potenza. Così, dopo questa strage ci siamo ricordati che niente e nessuno ci protegge, ci mette al riparo da un annientamento improvviso, se qualcuno lo decide. Le vite sono precarie, alla mercé del sadismo travestito, come ci ha voluto mostrare l’afroamericano Bryce Williams, esercitato anche per vendicarsi di un altro affronto, lo sterminio in una chiesa di Charleston di nove afroamericani; ma c’è chi pratica un sadismo ancora più feroce, come nel caso dell’Isis, che non solo distrugge vite, ma anche le opere destinate a sopravviverci, mutila Palmira un pezzo per volta, nel silenzio assoluto, del deserto. Come Bryce Williams, anche quelli dell’Isis compiono il loro massacro godendo contenti dello scempio, rendendocene partecipi ogni volta. E la nostra assenza d’intervento ci dà la dimensione spaventosa del crimine che si sta perpetrando, come se regalassimo loro la libertà di farlo.
Tiziana Della Rocca
(3 settembre 2015)