Rivlin in sinagoga: “Israele, la casa di tutti”

fotoUn discorso sentito, lungamente applaudito, quello con cui il presidente israeliano Reuven Rivlin testimonia la missione universale dello Stato ebraico nella sua visita al Tempio Maggiore di Roma. Dalla difesa dei valori democratici all’impegno nel processo di pace, dal dialogo interreligioso ai rapporti tra Diaspora e Israele: molti i temi toccati nel suo intervento. “Sin da piccolo – dice Rivlin – mi sono ripromesso che se un giorno avessi ricoperto un incarico pubblico avrei difeso fermamente alcuni valori: in prima istanza il diritto riconosciuto a ogni cittadino di professare la religione in cui crede”. Ad accoglierlo i vertici della Comunità ebraica romana, con la presidente Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo Di Segni, insieme al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Rivlin pone l’accento sui pericoli dell’accordo sul nucleare iraniano siglato a Vienna. “La minaccia – il suo monito – è terrificante per il mondo intero. Perché non può bastare una firma per trasformare l’Iran in una socia onoraria delle nazioni. Un’estate di diplomazia non può cambiare la realtà in modo così radicale”. Il futuro del negoziato, l’esigenza di ristabilire un negoziato diretto con i palestinesi, sono altre tematiche calde che il presidente affronta con passione. Così come il rapporto tra Israele e Comunità della Diaspora. “Il nostro invito a venire a vivere in Israele – puntualizza – non è una questione politica. E non mette in discussione il diritto degli ebrei di vivere da eguali in qualunque altro Paese”.
Profonda gratitudine per la visita e il suo significato, alle porte di un nuovo anno ebraico che si annuncia ricco di sfide, è testimoniata in tutti e tre gli interventi che precedono le sue parole. L’incontro, condotto dall’assessore alle relazioni istituzionali Ruben Della Rocca, segue una giornata densa di eventi: l’amichevole incontro in Vaticano con Bergoglio, il confronto a caldo sugli argomenti appena toccati con la stampa israeliana (iniziativa cui ha preso parte anche la redazione di Pagine Ebraiche), la successiva visita in Quirinale dal suo omologo italiano Sergio Mattarella.
“Noi siamo dalla parte d’Israele a prescindere da chi lo governa, non ci interessa il nome del primo ministro e il partito di provenienza. Noi siamo per Israele – dice Dureghello – perché sentiamo Israele come una parte di noi stessi”. Ed è importante sostenere Israele, insiste la presidente, “contro chi ignora il pericolo di un Iran nucleare e sponsor del terrorismo, contro chi propone il boicottaggio dei prodotti israeliani e contro chi nega il suo diritto a difendersi”. Quindi una sottolineatura: “Siamo orgogliosi di essere cittadini italiani e, pur volendo tenere distinti la nostra ebraicità e il nostro sostegno a Israele, sappiamo che questo Stato è l’unica garanzia di sopravvivenza per il popolo ebraico”.

“Sessantasette anni fa – ricorda Gattegna – si è verificata una significativa coincidenza temporale che ha riguardato sia gli italiani che gli ebrei di tutto il mondo in quanto hanno avuto inizio contemporaneamente una nuova era e una nuova vita dopo gli orrori della guerra e del tentativo di genocidio perpetrato dai nazisti e dai fascisti”. È infatti nello stesso anno, il 1948, che Israele ha ricostituito il proprio Stato e l’Italia ha coronato la propria trasformazione da Stato monarchico e dittatoriale in repubblica democratica attraverso la promulgazione della nuova Carta costituzionale. Una data che è uno spartiacque. “Già da allora – commenta Gattegna – è nato e si è sviluppato un rapporto di grande solidarietà e amicizia che è proseguito fino ai nostri giorni”.
“La sua visita a Roma – afferma rav Di Segni – avviene in un momento storico abbastanza raro di sostanziale benessere per il popolo ebraico e lo Stato d’Israele ma nessuno si nasconde i problemi che dobbiamo affrontare e i pericoli che ci minacciano”. La fiducia diventa così un valore chiave, il presupposto perché la sfida sia vinta: “È quello che fanno i nostri fratelli nello Stato d’Israele, è quello che dovremmo fare tutti quanti qui”. Il rabbino capo sottolinea poi come Rivlin rivendichi con orgoglio un’ascendenza romana di mille anni fa. “Mille anni sono tanti – riflette – ma sono meno della metà della storia degli ebrei in questa città”.

a.s twitter @asmulevichmoked

(4 settembre 2015)

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