Dal Trentino alla Sicilia, la Giornata dei ponti
C’è chi vi ha sciacquato i panni della lingua italiana. E c’è chi continua a rimirarlo languido al tramonto. Fosse solo per la lunghezza sarebbe da classificare tra i corsi di media importanza. Ma guai a fidarsi delle impressioni perché tutti, prima o poi, si sono dovuti confrontare con il suo incommensurabile peso specifico. L’Arno e i suoi ponti, simbolo di una città – Firenze – che sta tornando a recitare il ruolo che le compete nella storia, non solo capitale di bellezza, ma anche luogo internazionale di incontro e di risoluzione di controversie. Proprio Firenze sarà città capofila per l’Italia nella prossima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che si propone al pubblico con un tema particolarmente attuale: Ponti e AttraversaMenti. L’appuntamento è per domenica 6 settembre: 72 le località territoriali coinvolte, 30 invece i paesi europei che saranno protagonisti con incontri, concerti, mostre, tavole rotonde. “Tante le possibili declinazioni per un tema complesso e affascinante. Sono certo che anche questa Giornata si rivelerà all’altezza” sottolinea Roberto Jarach, vicepresidente UCEI con delega alla manifestazione. Molteplici i fronti aperti anche su scala nazionale. Jarach coglie in particolare un fatto, ed è la conferma dell’attivismo di centri del Meridione dove la cultura ebraica torna a intercettare curiosità e interesse. “Segnali importanti, altamente strategici. Anche perché – afferma – dopo tanti anni un po’ di stanchezza è inevitabile”. Cos’è dunque un ponte? Per Sara Cividalli, presidente della Comunità fiorentina (nell’immagine a sinistra), l’esperienza locale aiuta a capire. “Firenze – dice – è come un grande mosaico. O meglio, un puzzle composto da moltissimi pezzi strettamente incastrati. Ogni pezzettino è un ponte verso tutti quelli che lo circondano”. Per Jarach, essere ponte vuol dire rispondere a un bisogno di conoscenza “largamente diffuso”. Ma è anche affrontare nel modo giusto le sfide più incalzanti della quotidianità. A partire dall’accoglienza. Numerosi, guardando all’ambito ebraico, gli esempi positivi. L’appartamento che la Comunità di Firenze ha messo a disposizione di alcuni profughi, prima realtà a rispondere a un invito formulato in tal senso da Palazzo Vecchio. La raccolta di beni primari coordinata dagli ebrei di Genova per prestare soccorso ad alcuni migranti cui mancava praticamente di tutto. La straordinaria prova di solidarietà offerta da Binario 21 e da diverse anime dell’ebraismo milanese. Un impegno promosso e toccato con mano dallo stesso Jarach, che del Memoriale lombardo è vicepresidente. “Costruire ponti – conferma – è anche questo”.
Adam Smulevich, Pagine Ebraiche settembre 2015
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(4 settembre 2015)