Qui Torino – Fotografia, la Storia in mostra
Sono state molte, ieri, le attività che hanno riempito di visitatori tutti gli spazi della Comunità di Torino: dopo l’apertura ufficiale della Giornata Europea della Cultura Ebraica, con il presidente Dario Disegni che ha annunciato l’intenzione di mettere a disposizione di una famiglia di profughi in fuga dalle barbarie una struttura abitativa della Comunità, è stata inaugurata la mostra “Ponti e Ponti. Dalla metafora alla realtà e ritorno”. Una serie di fotografie dal forte valore simbolico – dal ponte di Brooklyn alla marcia di Martin Luther King nel ’45, al ponte interrotto che in Svizzera impedì l’ingresso agli ebrei in fuga durante la Seconda guerra mondiale – ha collegato la memoria storica al presente, nel tentativo di aiutare ad attraversare i tempi attuali. L’affluenza, leggermente ridotta rispetto agli anni passati, ha comunque visto nell’intera Giornata centinaia di persone interessate a conoscere usi e tradizioni della Comunità, con una marcata tendenza a cercare informazioni precise, molto approfondite. Una peculiarità che è stata rilevata in particolare dalle volontarie dell’Associazione Donne Ebree d’Italia, che hanno organizzato banchetti con assaggi di specialità della tradizione ebraica. Contemporaneamente si svolgeva la visita guidata al ghetto di Torino, a cura di Artefacta, che ha raccontato la storia degli ebrei piemontesi nel periodo compreso tra il 1700 e 1848, partendo da piazza Carlo Alberto e da lì snodandosi sino alla Mole Antonelliana, tra descrizioni storiche del ghetto grande situato nell’antico Ospedale di carità, di cui venivano affittati gli spazi agli ebrei, e il ghetto piccolo che mantiene ancora la facciata originale. L’esigenza di costruire ben due ghetti fu dettata dalle imposizioni dei Savoia affinché gli ebrei si concentrassero nelle città piuttosto che nelle campagne, portando la popolazione ebraica torinese a quasi 1500 individui. Nel ghetto vecchio erano presenti una sinagoga di rito italiano e quella di rito spagnolo e nel caseggiato poi trasformato nel ghetto piccolo, invece, si trovava quella di rito Aschenazita. Degna di nota la spiegazione dell’unicità del ghetto, più quartiere che luogo di segregazione, rispetto ai suoi simili in altre città d’Italia strozzati da chiusure sulla pubblica via. Nel pomeriggio, dopo la visita al cimitero ebraico, sempre a cura di Artefacta, Eyal Lerner ha aperto la serata con lo spettacolo “Note sul Ponte”, che ha riempito la piazzetta Primo Levi fino a sera inoltrata tra canti, flauti e narrazione accompagnata dal suono della chitarra.
Nel complesso, la Comunità ha rilevato un’affluenza leggermente ridotta rispetto agli anni passati, ma più partecipe e interessata agli eventi e alle attività. David Sorani, consigliere della Comunità con delega alla cultura, a fine giornata ha commentato: “Notevoli l’interesse e la partecipazione mostrate, mentre la riduzione del numero delle visite è confermata dai dati. Si tratta probabilmente di un calo fisiologico, motivato dal fatto che questo evento si ripete con successo da sedici anni e la popolazione torinese ha già avuto modo di entrare in contatto con i nostri luoghi e le nostre sinagoghe.”
Emanuele Levi
(7 settembre 2015)