Qui Roma – Rewalk, un sogno divenuto realtà

rewalk Si parla tanto di sogni quando si descrive Rewalk, l’esoscheletro che permette a chi ha subito danni alla spina dorsale di camminare, ma sono sogni che grazie all’ingegnere israeliano Ami Goffer sono già realtà. Una realtà che al Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica di Roma ha conquistato il pubblico di una serata di presentazione del macchinario grazie alle parole esperte di Marco Molinari, neurologo primario e responsabile dei Progetti esoscheletri della Fondazione Santa Lucia di Roma, dove si accompagnano i pazienti nell’apprendimento dell’uso di Rewalk e allo stesso tempo si ricerca per migliorarlo, e Ruggero Raccah , referente scientifico di Argo- ReWalk Italia, moderati dal giornalista Luigi Contu. Seduto accanto a loro però non poteva mancare Carmine, un giovane che con l’esoscheletro ha percorso non solo qualche passo sul palco, ma addirittura un chilometro della maratona di Roma.
A raccontare la storia del visionario Goffer, che quindici anni fa nessuno voleva sostenere nel suo progetto, è stato Raccah: “È un sognatore – ha detto – e grazie alla sua determinazione oggi centinaia di persone hanno grandi benefici”. Tra queste purtroppo paradossalmente non c’è però lui stesso, perché è tetraplegico e le gambe robotiche di sua invenzione funzionano solo con paraplegici che abbiano l’uso delle braccia.
È infatti il busto a trasmettere l’intenzione di fermarsi o di camminare alla macchina, attraverso dei sensori e un computer posto in uno zaino, mentre le braccia servono a impostare i comandi del programma e a rimanere in equilibrio con l’utilizzo di stampelle. Grazie a Rewalk si ottengono grandi benefici fisici, mantenendosi attivi e in posizione eretta, ma anche psicologici. Lo ha spiegato Molinari nell’illustrare le caratteristiche tecniche dell’esoscheletro, sottolineando l’importanza di serate di presentazione del progetto “in modo tale da riconoscerne le potenzialità e rendere normale la presenza in società di persone che ne fanno uso”. Su Rewalk alla Fondazione Santa Lucia si sta alacremente studiando e lavorando per migliorarne ulteriormente la funzionalità, aggiunge Molinari, e “questo è possibile solo grazie alla forza di volontà dei nostri piloti collaudatori”.
Tra loro c’è proprio Carmine, che al pubblico ha portato la sua testimonianza. “Dopo l’incidente, trovare la forza di rialzarmi è stato necessario. Mi sembrava impensabile, fino a quando mi sono imbattuto in Rewalk per caso, trovando su Youtube il video di un ragazzo israeliano che camminava. Sono fiducioso che la medicina in futuro farà nuovi passi per curare definitivamente i danni alla colonna vertebrale – ha affermato – ma nell’attesa è importante non stare fermi, e Rewalk me lo permette”. E soprattutto, ha sottolineato, quando si è rialzato per la prima volta ha potuto “guardare le persone negli occhi, e penso non ci sia cosa più bella”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(8 settembre 2015)