Tracce
Se un mattino d’estate un viaggiatore si aggirasse dalle nostre parti, troverebbe numerose tracce di vita ebraica.
Daniele in visita a Bari mi ha mandato, dal castello, la foto di una tomba ebraica alto medioevale, decorata con una menorah e proveniente da una necropoli barese del secolo VIII-IX.
Gli suggerisco di fare un giro a Trani a visitare la Sinagoga Scolanova, attualmente la più antica in uso in Italia dopo essere stata per lungo tempo una chiesa, una volta espulsi o convertiti a forza gli ebrei del meridione i quali, sotto il dominio spagnolo, hanno condiviso la stessa sorte toccata agli ebrei di Spagna con il Gherush del 1492.
Non lontana è anche Venosa, che vanta la presenza di catacombe ebraiche a testimoniare l’esistenza di una comunità tra III e VII secolo. Avendo qualche giorno in più, che tanto pioveva e il mare era mosso, il viaggio di Daniele ha toccato anche Otranto, di cui tratta diffusamente il diario di viaggio di Beniamino di Tudela: la comunità ebraica locale non solo era di antica data (III secolo almeno), ma fiorente tanto da contare circa cinquecento famiglie nel XII secolo, e da acquisire fama in tutto il Mediterraneo per la produzione di testi giuridici.
Marco e Monica hanno preferito invece scrivere da Manduria, dove con sorpresa hanno scoperto una ex sinagoga in un edificio privato. A Manduria, mi piace ricordare, ha vissuto a lungo la viennese Elisa Springer, sopravvissuta a Birkenau dove era stata deportata in seguito all’arresto su delazione di una spia fascista.
Io, invece, sono stata ben felice e fortunata di poter trascorrere, dopo un decennio almeno, una settimana di vacanze in cui poter dormire al sole. Ma a far solo questo, anche se annunciato con (presunta) convinzione ad amici e conoscenti, mi sarei sentita in realtà colpevolmente in ozio… Sapevo ahimè che di tracce ebraiche non ne avrei incontrate, perché troppo lontane le catacombe ebraiche di Sant’Antioco sulle coste meridionali della Sardegna…e di certo non avrei incontrato ebrei del passato andando a visitare l’insediamento nuragico di Serra Orrios vicino a Dorgali, nella provincia di Nuoro!
Ebbene no, mi sbagliavo. Perché della vita di questo villaggio-santuario tra i meglio conservati della Sardegna, sapremmo molto di più se l’archeologo che lo ha scavato tra il 1936 e il 1938 non fosse stato costretto ad interrompere il lavoro di indagine e a “scappare” in America, ci ha spiegato la guida. Scappare sta per: il professor Doro Levi, ordinario in Archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Cagliari, fu rimosso dall’incarico in ottemperanza alle leggi razziste fasciste, ed emigrò negli Stati Uniti. E una volta tornato assunse l’incarico di direttore della Scuola archeologica italiana ad Atene, prendendo il posto del suo maestro Alessandro Della Seta, a sua volta rimosso dall’incarico nel 1938 e deceduto prima di poter riprendere il suo posto.
Sembra che Doro Levi avesse avuto brillanti intuizioni sulla vita del sito nuragico, risalente alla fine del secondo millennio a.e.v., ma nulla più. Chissà, se avesse potuto continuare a lavorare, forse gli uomini nuragici di Serra Orrios ci sembrerebbero molto più vicini. Follia di morte non si paga a poco prezzo, diceva Montale all’amata Clizia. Anch’ella cacciata via dalle leggi fasciste del 1938.
Sara Valentina Di Palma, ricercatrice
(10 settembre 2015)