Madri d’Israele – Michelle
Amare Israele, amarla a tal punto da dedicare la propria intera vita alla sua difesa.
No, so a cosa state pensando, questa volta non sto per presentarvi una giovane soldatessa in divisa.
La nostra eroina si chiama Michelle Rojas-Tal, è il frutto della particolare unione di un’ebrea americana e un cattolico mezzo portoricano e mezzo siciliano.
“Ho ignorato la mia identità ebraica durante tutta la mia infanzia ed adolescenza. Il mio rapporto con la Terra d’Israele, con lo Stato d’Israele, era del tutto inesistente”.
Tuttavia qualcosa cambia negli anni, un tragico evento stravolge per sempre la sua vita.
“Ricordo l’11 settembre come fosse ieri: quel giorno mi toccò particolarmente, mi aprì gli occhi, mi sbatté in faccia una realtà a cui, forse, non ero ancora pronta”. Prende un lungo respiro e continua: “Il peso di quella tragedia fece affiorare in me un senso di responsabilità mai provato precedentemente”.
Da quell’istante ebbe inizio per la nostra Michelle un importante processo, un percorso che la portò a essere la persona che è oggi.
“Fu come risvegliarsi da un lungo sonno, la presa di coscienza sulla mia identità fu assoluta. Cominciai a leggere, a informarmi, a studiare attingendo a qualsiasi fonte possibile. Terminato il liceo mi iscrissi all’Università, alla facoltà di Scienze Politiche, con specializzazione nel Conflitto Medio Orientale.”
Le ore trascorse all’interno delle mura accademiche si rivelarono decisive.
“Scoprii solo allora quanto disprezzo le persone provassero per gli ebrei e per Israele, quanto odio gratuito ed ingiustificato. Dentro di me si accese dunque un amore per le mie radici che mi impediva di stare in silenzio di fronte a quello scempio, di fronte a tanta ignoranza e tanta disinformazione. Un amore che mi condusse quell’estate in Israele, per vivere un’esperienza davvero singolare. Proprio lì conobbi quello che diventò poi mio marito, il padre della nostra meravigliosa figlia.”
Finalmente laureata e appagata la nostra protagonista si trasferì in Israele, dove cominciò un’importante collaborazione con la nota associazione StandWithUs, organizzazione di fama internazionale volta alla lotta contro il boicottaggio israeliano.
“Cominciai a fare ciò che più mi faceva sentire realizzata, completa: difendere Israele attraverso tutte le conoscenze accumulate negli anni precedenti.”
Oggi Michelle è la direttrice nel campo educativo di StandWithUs.
“Mi occupo di ciò che qui chiamiamo Hasbara, viaggio in tutta Israele ed in tutto il mondo per tenere lezioni sul conflitto israelo-palestinese, per sfatare tutti quei miti tanto alimentati dai media internazionali. Tengo corsi a gruppi di israeliani e non, insegnando loro a sostenere un dibattito, a rispondere a tutte quelle domande che spesso ci mettono in una posizione scomoda, da cui non sappiamo come evadere. Solo nell’ultimo anno sono stata in Canada, in Turchia, in Sud Africa, in Grecia ed in Australia. Il mio obiettivo è quello di spiegare ad ogni singolo ebreo sparso per il mondo che ha una funzione essenziale, vitale per la sopravvivenza dello Stato di Israele.”
Ognuno può dunque fare la differenza?
“Certamente, ognuno può e deve fare la differenza.”
Nonostante gli sforzi, non riesco a trattenermi dal porle una domanda finale.
“Tasto dolente eh”, per fortuna sorride. “Essere madre non è facile considerata la mia missione, ma nel tempo ho imparato a far coesistere i due mondi. Mi sono portata dietro mia figlia negli ultimi viaggi, ci tengo che lei conosca il lavoro che svolgo e che presto colga anche lei l’importante ruolo che ricopriamo all’interno della società.”
D’un tratto la vedo commossa.
“Quando andai in Florida per conto di StandWithUs incontrai per caso il cugino di mia madre, superstite della Shoah e degli atroci esperimenti di Mengele. L’abbraccio che diede a mia figlia fu qualcosa di memorabile, di assolutamente irripetibile.
Mi confessò di avercela fatta, di aver sconfitto i nazisti.
Nello stesso istante, non so come e per quale motivo, ma sentii di avercela fatta pure io”.
E con profonda stima posso confermartelo cara Michelle: sì, ce l’hai fatta.
David Zebuloni
(10 settembre 2015)