… Siria

L’Europa di quest’estate è ammalata di schizofrenia di fronte ai grandi movimenti migratori, ondeggia fra le sommosse xenofobe e le note della Nona Sinfonia di Beethoven, varia fra le migliori dichiarazioni di principio e il turpiloquio e gli sgambetti. In questa Europa continuano a dominare i compartimenti stagni nell’analisi politica e nell’etica sottostante alle proposte di soluzione. Si commiserano le migliaia di profughi siriani e ci si commuove di fronte all’immagine del bambino curdo annegato col volto piegato sulla battigia, ma nessuno ha il coraggio e l’onestà di formulare le domande che si celano dietro a queste drammatiche scene. Che tipo di paese, di società, di regime è stata ed è la Siria? Quali obiettivi politici e militari ha perseguito in passato e persegue tutt’oggi? A chi, se non a Israele, erano destinate all’origine quelle armi chimiche, prima accumulate per anni e poi usate largamente contro i rivoltosi anti-governativi? Quali potenze, se non l’Iran e la Russia, hanno sostenuto e sostengono il regime di Assad figlio? E che tipo di negoziati ha svolto l’Occidente, magari a Vienna, con tali sostenitori? E in cosa il figlio è meglio del padre? Chi era il presidente siriano che ha attaccato Israele nell’ottobre del 1973? Perché allora non c’era indignazione ma oggi sì? E dov’è il movimento europeo a sostegno dei diritti legittimi del popolo curdo a un suo stato? Perché parlando della Siria e dei curdi, o della Turchia e dei curdi, o dell’Iraq e dei curdi, o dell’Iran e dei curdi, non si parla mai di uno stato per due popoli? O di due stati per due popoli? Dov’era l’occidente fino a ieri? Tante e tali sono le contraddizioni e le ipocrisie della politica occidentale che le tardive profferte di assistenza ai rifugiati non possono cancellare.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(10 settembre 2015)