Guardare al passato
All’entrata di Auschwitz, là dove ha inizio il cammino che porta ai forni crematori, i gestori del museo hanno installato lunghe docce con acqua vaporizzata. Secondo loro gli accaldati turisti, durante i giorni più torridi dell’estate, hanno bisogno di comfort. Un gesto bonario che difetta di sensibilità e di simbolicità, o piuttosto una potente rimozione, una dimenticanza del fatto che il termine ‘docce’ ad Auschwitz conserverà in eterno un unico irredimibile significato? I gestori protestano in difesa degli ‘innocenti’ strumenti di ristoro, ma sono grida stonate. Così come stonate sarebbero le rimostranze dei visitatori. Pensare che si possa entrare in quel luogo dopo essersi rinfrescati dall’afa è un modo per sconfessarlo, ed è già una profanazione. È difficile capire se si tratta di lapsus involontario o di perfidia calcolata e mascherata da sbadataggine, un dubbio che tocca anche quegli immemori tedeschi, che giorni fa hanno messo 21 migranti nell’ex campo di concentramento di Buchenwald. E in Francia, JeanMarie Le Pen, ex presidente onorario del FN, di cosucce perverse a proposito ne ha dette di tremende, e con aria pure scanzonata. Un po’ di mesi fa ha ribadito: “Le camere a gas? Un dettaglio.” Non ha negato la loro esistenza, come a suo tempo fecero i nazisti quando le distrussero; si accontenta di minimizzare la presenza delle camere a gas, riducendole a un dettaglio. Come a dire che nella grandezza del creato e nell’immensità funerea della guerra, le camere a gas rappresentano ben poco, un poco che il tempo provvederà a cancellare del tutto. Le Pen non nega le ceneri dei martiri, ma invita a passarci sopra, a calpestarle senza troppo preoccuparsi, perché la civiltà non può attardarsi sulle inezie, o su dei dettagli, che dir si voglia. Associare la parola dettaglio alle camere a gas, è un modo per nascondere agli altri o, persino, a se stessi, la loro enormità. Ma come può Le Pen pensare di farla franca negando la realtà in modo così clamoroso? Forse spera che il tempo, quel tempo che spesso è tutt’altro che galantuomo, cambi le carte in tavola, e glorifichi l’orrendo mito nazista, dimenticandosi dei martiri? Marine Le Pen, l’attuale presidente del FN, ha cacciato il fastidioso padre, per questa sua frase, guadagnando molti punti nell’opinione pubblica necessari a una presa del potere, e ha proibito ai suoi adepti di inneggiare al razzismo, all’antisemitismo e al negazionismo. Ma non le importa se poi costoro custodiscono nell’intimità tali sentimenti o hanno nostalgia “dei bei tempi del collaborazionismo”, basta che lo occultino.
Tiziana Della Rocca
(21 settembre 2015)