Oltremare – La spesa

danielafubini2 Pensieri da serata pre-kippur ai fornelli: quando taglio il sedano, in questo caso per fare il brodo del bollito misto, il mio cervello entra in risonanza stagionale e si mette a cantare “Avadim Aiynu” come se fosse Pesach; l’uvetta israeliana (grande come i boccini neri delle bocce di metallo di una volta) mi ricorda gli esploratori che per primi videro la Terra d’Israele e il tralcio di vite smisurato che portarono, e che adesso è il simbolo del Ministero del turismo; i finocchi non si trovano in questa stagione, ci casco tutti gli anni e poi sulla tavola prima del digiuno mi mancano come un pezzetto di casa.
Sotto le feste ebraiche, anche qui che non si deve fare equilibrismi con i giorni di vacanza, l’approvvigionamento è il perno di tutta la fine dell’estate. Si pianificano queste settimane tenendosi tempi larghi per fare la spesa, cercare prodotti cui durante l’anno non si penserebbe affatto, e ci si scambiano ricette con pressoché chiunque, di solito sconosciuti emeriti in fila alla cassa del supermercato, dopo che ci si è spiati sfacciatamente i contenuti dei rispettivi carrelli.
All’entrata, i ragazzini volontari di “Latet” (dare, nel senso del verbo) hanno messo in mano a tutti il foglio con i prodotti da scegliere e poi mettere negli scatoloni dopo le casse, che andranno a famiglie che non hanno abbastanza con cui riempire i carrelli. E mentre si mettono dentro riso, farina o zucchero e una bottiglia di succo d’uva, ci si accorge che nella lista spicca la Nutella. Non proprio un genere di prima necessità. Ma sotto le feste, fa bene pensare che la crema di nocciole del mio conterraneo Ferrero ha attraversato il mare ed è diventata una delle cose che rendono felici i bambini, e anche gli adulti. Aggiungo ovviamente una Nutella allo scatolone e via a casa a scoprire se quest’anno ho preso il taglio di manzo giusto per il bollito, che non ci ho ancora azzeccato una sola volta finora.

Daniela Fubini, Tel Aviv

(21 settembre 2015)