Ricominciare da capo
Alla fine di Kippur ci sentiamo come gli allievi all’inizio di un nuovo anno scolastico o di un nuovo quadrimestre: anche se non tutti i brutti voti sono stati davvero recuperati, ormai non hanno più importanza; le nostre manchevolezze sono state perdonate; registro bianco, si ricomincia tutto da capo. Sappiamo che nell’anno appena trascorso avremmo potuto fare di più e ci ripromettiamo per quest’anno di provare a migliorare. Del resto anche a noi insegnanti piace (o meglio ci piaceva, prima dell’avvento dei registri elettronici) quella pagina bianca che non ci vincola a un giudizio precedente e che ci lascia liberi di osservare gli allievi come se li vedessimo per la prima volta: un nuovo anno scolastico porta un nuovo orario, un nuovo programma, nuovi argomenti, un anno di maturazione in più; con tutte queste variabili in gioco sarebbe irragionevole dare per scontato che non ci saranno cambiamenti.
Sì, ma cosa c’entra con Kippur? Non preoccupatevi, non mi sono montata la testa e non voglio paragonare i voti scolatici al giudizio divino. Sto pensando ai rapporti tra uomo e uomo, perché Kippur serve anche per quelli. Ci sono persone con cui abbiamo litigato, da cui riteniamo di aver subito ingiustizie o con cui per qualche motivo non siamo riusciti a costruire un buon rapporto. Magari prima di Kippur ci chiediamo reciprocamente scusa, ma poi in fin dei conti la nostra opinione su di loro, e la loro su di noi, rimane sempre la stessa. Sarebbe bello se fossimo capaci di sciogliere i conflitti e le polemiche con la facilità con cui alla vigilia di Kippur sciogliamo i voti, e se fossimo capaci dopo ogni Kippur di giudicare le persone con la disponibilità di un insegnante che apre una nuova pagina del registro.
Anna Segre, insegnante
(25 settembre 2015)