Vittorio Dan Segre, a Lugano
una nuova sfida nel suo nome
Era il 1998 quando, con la consueta preveggenza, Vittorio Dan Segre si lanciava in una nuova avventura di successo. Mosso da passione e inesauribile curiosità, il grande scrittore, giornalista e diplomatico mancato esattamente un anno fa regalava alla Svizzera italiana un centro di prim’ordine: l’Istituto Studi Mediterranei. Sotto la lente di ingrandimento i temi di maggiore attualità, le molte conflittualità irrisolte, le strade da percorrere per arrivare al reciproco riconoscimento e all’autentica fratellanza tra i popoli. Quella sfida, così coraggiosa e lungimirante, prosegue oggi in una diversa veste: quella dello European Journalism Observatory dell’Università luganese, che ha nel frattempo inglobato l’istituto e ricorderà Segre anche attraverso un gruppo di lavoro focalizzato sul mondo arabo e i suoi media: esigenza quanto mai attuale in questi mesi di tensione che proprio da quelle terre vedono arrivare le minacce più consistenti per la stabilità internazionale.
“Un impegno che stiamo sviluppando nel solco tracciato da Vittorio Dan. Un uomo straordinario, dal quale ho imparato moltissimo e che è stato tra gli amici più cari. Insieme abbiamo vissuto esperienze indimenticabili, provando un profondo rispetto l’uno dell’altro. Il significativo divario anagrafico non è mai stato un ostacolo” afferma Marcello Foa (immagine in basso), amministratore delegato del gruppo editoriale MediaTI e artefice dell’iniziativa.
Dal Giornale di Indro Montanelli all’impegno elvetico su più versanti: il legame tra i due è stato segnato da sforzo di comprensione a tutto tondo e da una visione orientata al futuro. “Con il suo istituto Segre ambiva a sfruttare l’esperienza maturata sul campo per rafforzare una proposta in cui Israele, paese di cui era stato tra i padri fondatori e cui era visceralmente attaccato, potesse diventare un’isola felice affrancata da quel senso di permanente bellicosità cui è costretto. Neutralità, la parola chiave. Più passa il tempo – osserva Foa – più la sua idea appare valida”. L’amore e lo slancio che Segre ha avuto nei confronti della Svizzera sono ancora pienamente riconosciuti. Un contributo che ha lasciato il segno e a cui tanti guardano ancora oggi con gratitudine, come testimoniano le sale gremite nei diversi eventi organizzati in suo ricordo. “Il buon nome è ancora nel cuore di molti”, conferma Foa. La stessa consapevolezza maturata in occasione dell’iniziativa che alcuni mesi fa ha coinvolto il direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, invitato a Lugano dalla Radiotelevisione della Svizzera italiana, dove ha avuto luogo una lunga diretta, insieme alle organizzazioni ebraiche locali e all’Amicizia ebraico-cristiana. “Segre – ricordava Vitale al pubblico elvetico – prima ancora che un uomo di estremo valore, prima ancora che una figura capace di scrivere la storia da protagonista, è stato per la nostra redazione un consigliere prezioso e un amico fraterno”. La sua, aveva poi aggiunto, “è memoria viva”. Un esempio “che ci guida ogni giorno”. Nel corso dell’intervento era stato inoltre evocato l’istituto fondato sulle rive del Ceresio, operazione in cui si esplicitava ancora una volta lo spessore di Segre come analista, politologo e diplomatico al servizio della collettività. Suggestiva infatti l’elaborazione di una teoria che, spiegava Vitale, mira ad attualizzare e colmare di significato “l’antico retaggio politico di stabilità, sicurezza, benessere e tolleranza rappresentato da un bastione della democrazia e della giustizia come la Svizzera”. Presenza costante tra il pubblico alle attività condotte da Segre, il presidente dell’Amicizia ebraico-cristiana Giancarlo Coen. “In passato abbiamo avuto l’onore di averlo come relatore. Una presenza particolarmente gradita – afferma – perché poche persone come Segre hanno saputo coinvolgere e lasciare messaggi importanti”. Di quegli incontri Coen serba il ricordo di una persona non solo illuminante e autorevole, ma anche aperta al confronto. “Delle volte – spiega – ho esternato alcune perplessità relative alle soluzioni da lui individuate per il Medio Oriente. Perplessità che sono sempre state accolte non con fastidio, ma con lo stimolo a controbattere cercando di convincere l’interlocutore della bontà delle proprie valutazioni e dei propri studi. Un grande insegnamento che non è stato e non sarà mai dimenticato”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(Nel disegno, realizzato da Giorgio Albertini, un incontro tra Vittorio Dan Segre e il direttore della redazione UCEI Guido Vitale)
(27 settembre 2015)