Chi va avanti, chi va indietro
Senza coraggio, spaventato, sicuramente poco lungimirante e decisamente pericoloso. Questo è stato il discorso di Abu Mazen ieri all’Onu. Nessun passo verso la pace, anzi. In quelle parole si nasconde, ma neanche troppo, un netto arretramento e ritorno al passato. Diciamolo senza troppi giri di parole: Abu Mazen non è mai stato all’altezza della situazione, non è mai stato un vero e sincero interlocutore. Schiacciato dalla pressione di Hamas, da subito non è stato capace di essere il leader di un popolo che avrebbe un disperato bisogno di una guida leale e che si batta per una risoluzione di un conflitto atroce; che percorra una strada fatta sicuramente di sacrifici e di compromessi, ma che vada verso una pace duratura. Non sono un fan di Benjamin Netanyahu, ma che si ami o meno la sua politica, ormai da qualche tempo si sta orientando verso la possibilità di riaprire dei “negoziati diretti senza precondizioni”. E allora dico che si può non amare Netanyahu, si possono fare critiche al suo governo, ma quello che si fa, quello che si dice e come ci si comporta, ci qualifica e soprattutto fa capire dove si vuole andare. Da una parte, ormai da troppo tempo, un personaggio che semina odio, rompe accordi e torna indietro, dall’altra, ad oggi, un’amministrazione che quantomeno guarda avanti.
Daniele Regard
(1 ottobre 2015)