…solidarietà

In una delle più imprevedibili alleanze intellettuali del nostro tempo, papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, capo della Chiesa cattolica apostolica romana, e il sociologo ex-polacco, ex-israeliano, e attualmente britannico, Zygmunt Bauman, richiamano a uno sforzo congiunto di solidarietà umana che trascenda le frontiere nazionali e le classi sociali. Le due proposte hanno in comune una forte progettualità che si regge su due piloni: la critica vigorosa alle ineguaglianze prodotte dall’egoismo dei ricchi a danno dei poveri, e l’esplicita rimessa in discussione della logica storica e politica che ha portato all’attuale ordine geo-politico fondato su frontiere nazionali dettate da interessi del diciannovesimo secolo. Una delle conseguenze meno risolte e meno risolvibili di questi bandi di universalismo – ognuno chiaramente delimitato da una sua propria matrice ideale – è la palese marginalizzazione, se non la negazione, delle identità culturali particolari e diverse. Queste, da un lato, hanno costituito la pietra angolare nella definizione degli stati nazionali, e dall’altro animano nei tempi lunghi la sopravvivenza culturale e comunitaria delle minoranze etniche e religiose all’interno di tali Stati e delle diaspore nazionali o transnazionali distribuite attraverso una molteplicità di paesi. Il tema scottante solo parzialmente oscurato dagli ultimi richiami alla correttezza politica e non più eludibile è se l’Europa, e l’Unione europea al suo centro, debba o sappia conservare un’identità fondamentalmente cristiana, o possa incorporare una forte misura di diversità religiosa, se non di pluralismo, sotto l’impatto dell’islamizzazione intrinseca all’attuale ondata migratoria. La Catalogna da un lato e Baghdadi dall’altro servano da stimolo a una riflessione.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(1 ottobre 2015)