Il Qohelet delle donne
E così finalmente ci siamo arrivate anche a Torino. Mercoledì sera quaranta donne di ogni età si sono ritrovate per leggere il Qohelet come è previsto durante la festa di Sukkot. Un’organizzazione ammirevole che ha visto scambi di mail e riunioni preparatorie fin da giugno. Sono state coinvolte donne di ambienti diversi, più o meno osservanti, madri e figlie, zie e cugine, e tra queste anche un’ospite occasionale. C’è chi ha recitato e chi ha cantato, chi ha letto uno o due versi e chi parti più lunghe, in un’atmosfera amichevole, un po’ sorpresa e un po’ complice, perché in fin dei conti si trattava per tutte, o quasi, di una prima volta: la prima lettura pubblica – seppure rigorosamente riservata alle donne – di un testo del Tanakh. Personalmente devo confessare che ero molto emozionata, forse più ancora che nel giorno del mio Bat Mitzvah (che pure era stato anche quello in parte rivoluzionario rispetto alle abitudini torinesi). Ed era dai tempi del mio Bat Mitzvah – non esattamente ieri – che non avevo avuto occasione di esercitarmi nella lettura ad alta voce di un testo in ebraico; con la differenza che a dodici anni non stavo diventando presbite e non faticavo a distinguere le vocali.
E pazienza se il Qohelet non è propriamente il più allegro tra i libri biblici: si sa, noi torinesi siamo sempre un po’ austeri, e anche la prima volta delle donne lettrici ha assecondato la nostra indole. D’altra parte c’è un verso (non mi ricordo a chi sia toccato) che tutte abbiamo riconosciuto e canticchiato sommessamente, perché è il ritornello di due selichot che si cantano quando sta per finire il digiuno di Kippur: “Vai, mangia con gioia il tuo pane e bevi con cuore lieto il tuo vino”.
Anna Segre, insegnante
(2 ottobre 2015)