“Carabinieri deportati,
il loro ricordo è vivo”
È nelle tradizioni dell’Arma conservare la memoria storica degli avvenimenti e delle gesta del passato che costituiscono un monito e un insegnamento per le giovani generazioni. In particolare l’Arma conserva il ricordo di tutti coloro che combatterono eroicamente a difesa dei valori fondamentali che consentono a noi di vivere oggi in un paese libero e democratico
È per me un onore partecipare a questa cerimonia in ricordo degli oltre duemila Carabinieri che il 7 ottobre 1943 furono rastrellati a Roma e subirono la deportazione nei campi di prigionia nazisti.
Un tragico evento, che precedette di soli nove giorni la razzia degli ebrei di Roma.
Il collegamento non è casuale: secondo ricostruzioni storiche, la cattura fu eseguita anche per impedire ai Carabinieri di opporsi a quell’aberrante operazione già programmata per il successivo 16 ottobre 1943, nel quartiere ebraico.
L’Arma, per diverse ragioni, era invisa ai fascisti e temuta dai nazisti.
Innanzitutto i Carabinieri erano stati gli esecutori materiali dell’arresto di Mussolini del luglio ’43 e inoltre, dopo l’Armistizio, molti si rifiutarono di giurare fedeltà al governo fascista di Salò e si unirono alle insurrezioni contro l’occupante tedesco e alla Resistenza.
Una dichiarazione di Abramo Rossi, uno dei militari italiani superstiti, riassume il momento della deportazione in tutta la sua drammaticità. Così egli si espresse:
“È stato un tranello. Anche i nostri ufficiali sono stati ingannati. Le SS ci dicevano che se avessimo firmato per arruolarci nella Repubblica Sociale o anche direttamente nel Terzo Reich, ci avrebbero lasciati liberi di tornare alle nostre famiglie immediatamente. Mentre attendevano la nostra risposta, per umiliarci e piegare la nostra volontà ci costringevano a stare distesi a terra con la faccia rivolta verso il suolo. Così per tanto tempo: ore ed ore. Ma noi abbiamo detto: no. Noi avevamo giurato fedeltà al re, che in quel momento ci aveva abbandonato, e all’Italia, il nostro paese che i tedeschi stavano occupando”.
Gli oltre duemila Carabinieri catturati quel giorno furono mandati, su treni piombati, in campi di prigionia in Germania e in Polonia. Lo stesso tragico percorso di tanti ebrei italiani. Molti di loro non fecero ritorno.
In questo appuntamento odierno dedicato alla Memoria, mi preme anche ricordare i Carabinieri che perirono nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, e coloro ai quali è stata conferita la più alta onoreficenza dello Stato d’Israele, di “Giusti tra le Nazioni”, per aver salvato i perseguitati mettendo a repentaglio, o addirittura perdendo tragicamente, la vita.
A tutti loro va il nostro commosso omaggio.
Solo da pochi anni è stata recuperata e approfondita la Memoria di una pagina tanto drammatica dell’occupazione tedesca. Oltre settant’anni dopo, è nostro comune impegno trasmetterne il ricordo.
La storia delle sofferenze e degli assassini di coloro che furono deportati deve essere un monito affinché non siano più permesse tali sopraffazioni, violenze e violazioni di diritti.
Il loro sacrificio non sarà stato vano se noi sapremo trasmettere i valori di altruismo, uguaglianza e rispetto per la dignità di ogni persona alle future generazioni.
La comune Memoria di quegli eventi ha contribuito a rafforzare il legame tra l’Arma dei Carabinieri e le Comunità ebraiche. Le occasioni di rievocazione hanno favorito momenti di incontro, di scambio, di approfondimento.
Un rapporto forte, che oggi è improntato a un costante dialogo e una costante collaborazione e solidarietà soprattutto nei momenti nei quali si manifestano nuovamente rigurgiti di razzismo e di antisemitismo.
Colgo l’occasione per esprimervi l’apprezzamento e il sentito ringraziamento, da parte di tutte le Comunità ebraiche italiane e mio personale, per la professionalità e la dedizione con cui collaborate all’opera di vigilanza e di difesa delle istituzioni ebraiche a Roma e in tutta l’Italia.
Il vostro impegno è un contributo essenziale per il sereno svolgimento della vita libera e democratica nel segno della condivisione della Storia e della Memoria del nostro Paese.
Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(Stralcio dell’intervento è tenuto in occasione del 72esimo anniversario della deportazione dei carabinieri da Roma nei campi di sterminio nazisti)
(7 ottobre 2015)