Chi ha paura
delle opinioni?
Viviamo in una società in cui i dibattiti parlamentari e televisivi si riducono spesso ad una gara a chi grida più forte, in cui cercare compromessi e mediare tra diverse posizioni pare quasi disdicevole; eppure se provo ad assegnare ai miei allievi temi argomentativi su problemi di attualità molto dibattuti fatico a trovarne qualcuno che esprima un’opinione netta: quasi tutti tergiversano per qualche pagina, danno ragione un po’ a questo e un po’ a quello (spesso senza rilevare che dicono cose opposte), e concludono affermando che la questione è troppo complessa. È vero che il tema scolastico non è il contesto più appropriato per esprimersi liberamente (ci sono limiti di tempo, c’è la paura di dire cose sgradite all’insegnante, in alcuni casi c’è qualche difficoltà a spiegarsi per iscritto), ma anche tenendo conto di tutto questo la reticenza ad esprimere opinioni personali precise rimane piuttosto sconcertante in una società in cui la diplomazia non pare certo un valore molto di moda.
A ben vedere, però, si tratta in realtà di due facce della stessa medaglia: mediare e cercare compromessi non significa rinunciare alle proprie convinzioni, ma trovare di volta in volta soluzioni pratiche su temi specifici; ed è più facile farlo quando si hanno le idee chiare, mentre le intemperanze verbali sono spesso una buona via di fuga per chi non sa bene che cosa vuole. Ma, soprattutto, avere opinioni precise significa essere capaci di riconoscere che possono esistere opinioni diverse. Per questo i temi che prendono posizione con nettezza mi fanno tirare un sospiro di sollievo anche quando non sono d’accordo.
Anna Segre, insegnante
(9 ottobre 2015)