Hamas, l’odio e il potere

rassegnaContinua la violenza in Israele e nei territori palestinesi in quella che è stata definita dai media la “rivolta dei coltelli”. Hamas cerca di istigarla, chiede alla popolazione di proseguire negli attacchi e intanto fa partire i suoi missili contro Israele. Due quelli lanciati ieri dal nord di Gaza a cui l’esercito israeliano ha risposto con un attacco aereo, colpendo due campi di addestramento di Hamas nella Striscia. Una delle esplosioni, scrive La Stampa, ha fatto crollare la casa di una famiglia causando la morte di una donna incinta e della figlia di 2 anni. Il quotidiano torinese, in un editoriale a firma di Stefano Stefanini, sottolinea come Hamas cerchi di fomentare la violenza – al movimento terroristico è riconducibile il primo attentato esplosivo dall’inizio degli attacchi – per riprendere il controllo su Gaza ed estenderlo alla Cisgiordania. Vuole indirizzare la rabbia e la frustrazione cresciute tra i palestinesi dopo i fallimenti di Oslo e le promesse mancate, legate in particolare alla delusione verso il proprio establishment ma indirizzate contro gli israeliani, sottolinea il Corriere.

Israele, l’escalation di violenza vista dai media. “Israele ha torto anche quando ha ragione”, il titolo dell’articolo sul Giornale a firma di Fiamma Nirenstein secondo cui i media internazionali presentano in modo distorto la realtà degli scontri tra palestinesi e israeliani, dimenticando gli attentati terroristici e l’istigazione all’odio di Hamas e di altre fazioni che si muovono tra Gaza e la Cisgiordania. A proposito di media, sul Corriere vengono riportate le vittime palestinesi e israeliane. Per le prime in poche righe si parla di “uccise” e “ammazzate”, mentre gli israeliani sono “morti”.

A Milano nella Tenda di Abramo. Si è aperta ieri la manifestazione organizzata dalla Comunità ebraica di Milano dedicata all’accoglienza e alla riflessione sui temi legati all’Expo, la Tenda di Abramo. Ad inaugurare l’iniziativa, – a cui ha partecipato, come riporta il Corriere, il vicesindaco di Milano Francesca Balzani – che vuole aprire spunti di riflessione sull’alimentazione così come sui rapporti con il prossimo, il pranzo offerto a bisognosi e senzatetto realizzata dallo chef pluristellato Heinz Beck. Come racconta il Giornale nelle sue pagine milanesi, al pranzo è seguito un dibattito sui limiti dell’accoglienza a cui hanno partecipato rav Alfonso Arbib, rabbino capo della Comunità ebraica milanese, l’imam Yahya Pallavicini, vice presidente del Coreis, e monsignor Pier Francesco Fumagalli, dottore dell’Ambrosiana e responsabile dei rapporti con l’Ebraismo della Diocesi.

La Turchia piange i suoi morti. Ad Ankara migliaia di persone sono scese in piazza per ricordare i morti (96 le vittime fin qui accertate) della strage di sabato e protestare contro il governo di Erdogan. Non vi sono ancora state rivendicazioni per l’attentato ma secondo le autorità turche dietro il massacro ci sarebbero i terroristi dell’Isis o il Pkk. Ma chi è sceso in piazza è convinto che il governo guidato da Erdogan abbia grosse responsabilità rispetto all’accaduto, riporta La Stampa.

Il califfo è morto, o forse no. Secondo le autorità irachene un raid aereo avrebbe colpito un convoglio su cui era presente il leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi, uccidendolo. La notizia non è stata confermata ma non è la prima volta che da Baghdad si rilancia la notizia della presunta morte del califfo dell’Isis. “C’è da dire che rispetto a Bin Laden, l’uomo che ha preso le redini dello Stato Islamico fornisce ben poche prove della sua esistenza”, sottolinea Guido Olimpio sul Corriere.

La Shoah e il romanzo rifiutato. Le case editrici Gallimard in Francia e la Hanser Verlag in Germania si sono rifiutate di pubblicare il romanzo dello scrittore Martin Amis, La zona d’interesse, uscito in questi giorni in traduzione italiana presso Einaudi, in cui si raccontano in modo grottesco le vicende della Seconda guerra mondiale e della Shoah. Secondo Pierluigi Battista “La lettura del romanzo di Amis può risultare sgradevole, ma non offensiva, intriso com’è di umorismo macabro, non oltraggioso per la memoria del popolo che ha sofferto l’orrore indicibile della Shoah” (Corriere).

Daniel Reichel

(12 ottobre 2015)