creare…

… e nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata – perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo. (Bereshit 2, 5)
Rashi interpreta: perché non c’era ancora nessun uomo che riconoscesse la bontà della pioggia e che pregasse per essa.
Da questo versetto impariamo alcuni concetti fondamentali:
– L’uomo come unica creatura dotata di intelletto, a immagine e somiglianza di D-o, che è in grado di riconoscere l’utilità, la funzione, la bontà di come sono fatte le cose create e scorgervi dietro la mente del Creatore. La parola ebraica ברא (“creare”) può anche essere letta come באר (“chiarificare”, “spiegare”, “delucidare”): il creato testimonia il Creatore. Ogni cosa creata testimonia in se stessa, per come è fatta, la mente del Creatore.
“בְּרֵאשִׁית, בָּרָא אֱלֹהִים, אֵת הַשָּׁמַיִם, וְאֵת הָאָרֶץ”: “fin dal principio si rese evidente Eloqim (“il Creatore-Giudice”) con (attraverso) il cielo e con la terra”.
– L’uomo come partner di D-o nel processo di sviluppo continuo della creazione.
– La preghiera dell’uomo come desiderio di D-o: l’uomo come unica creatura portata al trascendente.

Paolo Sciunnach, insegnante

(12 ottobre 2015)