Qui Roma – Chiesa e Shoah, domande aperte
e silenzi ancora senza risposta
Una lezione per far luce sul complesso e controverso atteggiamento della Chiesa di fronte alla Shoah, ma anche un breve viaggio nella storia che parte dall’accusa del deicidio, al caso di Edgardo Mortara, il bambino ebreo battezzato e rapito dalla polizia su ordine del Sant’Uffizio, fino alle aperture nei confronti dell’ebraismo e la condanna dell’antisemitismo di Nostra Aetate.
Molteplici i temi trattati da Alberto Melloni, professore di Storia del Cristianesimo, ospite ieri del Master Internazionale in Didattica della Shoah di Roma Tre diretto da David Meghnagi.
Melloni si è soffermato tra gli altri sul ruolo di Angelo Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII) durante la Shoah e sulla fitta rete che costruì in Turchia in collaborazione con l’Agenzia Ebraica per salvare gli ebrei perseguitati. Parte della lezione è stata poi riservata al contestato silenzio di papa Pacelli di fronte alla furia nazista (su cui, sottolinea Melloni, lo stesso Pacelli si interrogò con una dose di autocritica) e al delicato tema dei battesimi effettuati ai piccoli orfani ebrei riparati nei conventi francesi.
“Riguardo l’apertura degli archivi del Vaticano – spiega Melloni – non sono ottimista come molti: credo non si avranno grandi rivelazioni ma vale comunque la pena dare uno sguardo”. Il professore traccia poi i primi esempi di apertura della Chiesa nei confronti degli ebrei: la creazione dell’Opus sacerdotale Amici Israël fondato nel 1926 che proponeva la riconciliazione con la fede mosaica e il Decretum de Iudaeis steso dal Cardinal Augustin Bea che precedette Nostra Aetate. Melloni infine chiude con un commento su Bergoglio: “Il papa attuale è il primo a non aver vissuto la liberazione o a non avere un passato che si è incrociato con la persecuzione e la Shoah. Ha scritto un libro con un rabbino, Abraham Skorka, ed è stato molto vicino alla comunità ebraica argentina durante il terribile attentato che la colpì nel 1994”.
“Molti studi – ha commentato Meghnagi – si concentrano sul ruolo della Chiesa durante la Shoah, ma c’è ancora tanto lavoro da fare sui tempi precedenti e sul violento antisemitismo che infiammò l’Europa dell’Est e venne sostenuto anche da diversi vescovi. Abbiamo ancora molta strada da percorrere”.
(13 ottobre 2015)