Ddl negazionismo, via libera
dell’aula di Montecitorio
Via libera della Camera dei deputati al ddl che interviene sulla cosiddetta legge Mancino sui reati di discriminazione introducendo l’aggravante di negazionismo, con la previsione di un aumento di pena quando la propaganda all’odio razziale o il pubblico incitamento alla discriminazione o alla violenza si fondano sulla negazione della Shoah, dei crimini di genocidio o di quelli contro l’umanità di guerra. Il ddl, che tornerà adesso all’esame del Senato in considerazione dell’aggravio di pena deciso a Palazzo Montecitorio rispetto al testo originario (dai 3 ai 5 anni di reclusione), è stato approvato con un’ampia maggioranza di consensi: 340 i deputati favorevoli, 107 gli astenuti, un solo contrario.
“Un significativo passo in avanti affinché l’ordinamento giuridico italiano si doti di uno strumento fondamentale per colpire i professionisti dell’odio e della negazione, preservando al tempo stesso l’inviolabile valore costituito dalla libera ricerca e dalla libera opinione” commenta il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha assistito ieri ai lavori dell’aula insieme alla presidente della Comunità romana Ruth Dureghello, al vicepresidente Ruben Della Rocca, all’assessore UCEI alla Memoria Victor Magiar e all’ex presidente della Cer Riccardo Pacifici.
Compatti a favore il Partito Democratico e Forza Italia, mentre tra gli astenuti significativo il blocco di esponenti del Movimento Cinque Stelle e della Lega Nord. Alcune perplessità sono state espresse dal capogruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà, che ha comunque garantito il voto favorevole della formazione.
La dichiarazione di voto del Pd è stata affidata al parlamentare Emanuele Fiano, figlio del Testimone della Shoah Nedo. “Questa proposta di legge non guarda al passato – il suo messaggio – ma vuole guardare al futuro. Qui noi non abbiamo discusso oggi di storia, né io vorrei che fossero i parlamenti a discutere di storia, né vorrei che fossero i magistrati a discutere di storia. Noi vogliamo, invece, evitare che la storia, quella peggiore, quella degli stermini, dei crimini contro l’umanità si ripeta e che la sua ripetizione possa passare da un incitamento a ripeterla nei suoi aspetti violenti e discriminatori e che questa condotta incitatoria possa prendere le mosse da una storia negata o falsata”.
A guidare il fronte degli astenuti il Movimento Cinque Stelle. Vittorio Ferraresi, parlamentare grlilino, ha infatti parlato di “testo giuridicamente aberrante”. Per poi aggiungere: “Se pensiamo alle priorità del Paese e alle urgenze, dobbiamo pensare ovviamente anche a questo provvedimento, che, di certo, non è né prioritario, né urgente”.
Il ritorno del dispositivo al Senato, che in febbraio aveva approvato il ddl presentato da Silvana Amati e Lucio Malan con una larghissima maggioranza (234 i favorevoli, tre i contrari e otto gli astenuti), sarà calendarizzato nei prossimi giorni. “Mi auguro che il Senato, il cui importante lavoro abbiamo pienamente recepito, possa approvare in via definitiva il provvedimento. Magari facendo sì che la legge venga riportata sulla Gazzetta Ufficiale, per il prossimo 27 gennaio in occasione del Giorno della Memoria” l’auspicio formulato da Walter Verini, relatore del ddl a Montecitorio.
Attualmente, in base alla legge Mancino, è punito con la pena della reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6mila euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. È poi punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. È inoltre vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi: ne è sanzionata con pene detentive la partecipazione (da sei mesi a quattro anni) e la promozione o direzione (da uno a sei anni).
La proposta di legge approvata dalla Camera dei deputati prevede una specifica aggravante nei casi già citati, tenendo conto dei fatti accertati con sentenza passata in giudicato dalla giustizia internazionale o da atti di organismi internazionali e sovranazionali di cui l’Italia è membro.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(14 ottobre 2015)