Gestione delle risorse acquifere,
Italia e Israele per l’ambiente
Presentati i risultati della collaborazione tra Italia e Israele sulla gestione e la distribuzione delle risorse acquifere: un fronte su cui molte sono le possibilità di cooperazione. L’iniziativa, rivolta agli studenti d’ingegneria, è stata realizzata in partnership dal Technion di Haifa, dal Politecnico di Torino e dal dipartimento di Scienze agricole, forestali e alimentari dell’ateneo locale.
Ad aprire i lavori la presentazione dei vari partner e progetti finanziati dall’Unione Europea e associazioni quali Netafim, Mortrem e l’italiana Acqua Gas.
Il primo intervento, di Avi Ostfeld, ha avuto come tema la presentazione di simulazioni computerizzate capaci di prevedere la contaminazione di risorse idriche e algoritmi stocastici per la previsione delle precipitazioni e movimenti delle falde. L’intervento è stato brevemente interrotto a causa dell’intrusione di esponenti propal, che hanno gridato slogan e distribuito volantini fino al momento del loro allontanamento dell’aula, ma il professor Ostfeld, senza scomporsi, ha continuato la sua presentazione facendo leva sull’interesse reale degli studenti e l’importanza del tema trattato: la riduzione dello spreco idrico e della contaminazione delle acque.
La conferenza è proseguita con gli interventi di Aldo Ferrero e Dario Sacco sulle tecniche di Flooding, Sprinkling e Dripping (comunemente usato in territori desertici) al fine di decidere i pro e i contro in un dolce scontro fra tradizione e innovazione nella coltivazione del riso, tra pianura padana e paesi che hanno già adottato il Dripping (Cina e India, prevalentemente).
Quindi la presentazione di Eli Evered, che ha continuato a discutere sul Dripping – tecnica consiste nel rilasciare calcolate quantità d’acqua e fertilizzanti basate sull’esigenza delle singole piante – spiegando come ciò possa aiutare a ridurre il numero di inquinanti, quali arsenico, nel suolo.
Claudia Lasagna e Franca Palumbo della società Acqua Gas hanno poi descritto il recente problema comportato dai cosiddetti “nuovi inquinanti”, sigla Edc (Endocrinous Damaging Contents), che normalmente non vengono considerati dagli strumenti di filtrazione delle acque potabili.
L’ultimo intervento della mattinata è stato quello di Eran Friedler che ha brillantemente spiegato, con terminologia facile e accessibile, il complicato sistema di riciclaggio centralizzato delle acque contrapponendolo a un sistema alternativo fatto nei singoli edifici. Ha quindi proposto una via di mezzo ibrida, capace di riutilizzare la cosiddetta “Grey Water” (acqua di scarto non troppo contaminata, proveniente principalmente da bagni e cucine) in impianti domestici, affidando la purificazione totale delle acque a un sistema di acquedotti statali, come già avviene.
“Le persone sono complesse. Le prime volte che le avverti di un pericolo, faranno attenzione a ogni dettaglio. In seguito dovrai ricordarglielo e, alla fine, convincerle. Questo – ha spiegato – è lo scopo del mio lavoro sulla decentralizzazione delle acque e la sensibilizzazione del pubblico sulla necessità di recuperare in privato quante più risorse possibili”.
Emanuele Levi
(Nell’immagine l’incontro di oggi con i due relatori israeliani David Shem Tov e Rafi Nave)
(15 ottobre 2015)