malvagità…
Quando D.o decide di non provocare più la fine di tutta l’umanità, la motivazione addotta sembra la più pessimistica possibile: “poiché la conformazione (yétzer) del cuore dell’uomo è malvagia (ra‘) dalla sua giovinezza”. È possibile che D.o giudichi così negativamente ciò che Egli stesso ha fatto? Ha quindi sbagliato?
Nella Ghemarà (Sukkà 52b) è detto che se la tendenza al male, lo “yétzer ha-rà‘”, si imbatte in noi, dobbiamo trascinarlo al Beth Ha-Midràsh, dove si studia Torah: se è di pietra si scioglie, se è di ferro si spezza.
Questo brano contiene un’idea abbastanza chiara, che lo studio della Torah possa essere l’antidoto allo “yétzer ha-rà‘”; meno chiaro è il seguito, perché ci aspetteremmo che il ferro si sciogliesse (come avviene di fronte ad un’adeguata fonte di calore) e la pietra si spezzasse, e non viceversa.
Per risolvere questi problemi dobbiamo partire da una consapevolezza: che lo “yétzer ha-rà‘” è stato creato da D.o stesso, come dice Isaia (45:7), ed è stato creato per il bene dell’umanità. La persona che riesce a dominare la sua tendenza al male è paragonabile ad uno “tzaddìk”, capace di modificare la natura della sua tendenza al male e ridurla in suo totale potere.
La stessa parola “yétzer” deriva dalla stessa radice della parola “yetzirà” (creazione), che è vicina alla radice della parola “tziyùr” (disegno, forma). Infatti una delle caratteristiche dello “yétzer ha-rà‘” è di essere in grado di mascherarsi, di rivestire forme diverse.
Il compito dello “tzaddìk” è proprio questo: trasformare lo “yétzer ha-rà‘” in modo tale che possa sciogliersi come ferro anche se è di pietra, o spezzarsi come pietra se è di ferro.
Elia Richetti, rabbino
(15 ottobre 2015)