Netanyahu: “Abbas
un bugiardo”

rassegnaDi queste ore la notizia che un gruppo di dimostranti palestinesi a Nablus ha dato fuoco al sito sacro per gli ebrei dove si trova la tomba di Giuseppe. L’incendio è stato poi domato dalla polizia dell’Autorità palestinese che ha disperso la folla fino all’arrivo dell’esercito israeliano. I danni, scrive il Times of Israel, si concentrano nella parte del sito riservata alle donne. E mentre Hamas, il gruppo terroristico che controlla la Striscia di Gaza, ha indetto un nuovo venerdì di collera invocando la violenza ai danni d’Israele, il premier Benjamin Netanyahu si dichiara disposto ad incontrare il presidente palestinese Abu Mazen: “Abu Mazen è un bugiardo, ma sono pronto ad incontrarlo perché può aiutare a riportare la calma”. La bugia del presidente palestinese, spiega la Stampa, è stata quella di mostrare una foto dell’attentatore tredicenne Ahmed Masnara, che nei giorni scorsi ha aggredito un suo coetaneo israeliano, dicendo che il ragazzo era stato ucciso a sangue freddo ed era innocente. Una doppia bugia visto che non solo ci sono dei video che dimostrano la sua colpevolezza, prosegue il quotidiano, ma anche che Masnara è vivo e si trova all’ospedale israeliano Hadassah dove sta ricevendo tutte le cure necessarie. “Abu Mazen – accusa Fiamma Nirenstein sul Giornale – ha fatto uso della taqiyya, la bugia consentita dalle leggi islamiche per un bene maggiore”.

Ancora polemiche, sulla scia di quanto denunciato ieri dal Foglio, per l’annunciata partecipazione dell’imam Ahmad Al-Tayeb, ex Gran Mufti e attuale Grande Imam dell’Università Al-Azhar (conosciuta anche come il Vaticano dell’Islam), a un convegno che si svolgerà nei prossimi giorni a Palazzo Montecitorio. L’imam, chiamato a tenere una lectio magistralis su “Islam, religione di pace”, si è più volte contraddistinto per frasi di odio nei confronti di Israele e pubbliche benedizioni dell’Intifada e dell’azione suicida dei kamikaze (“perché diffondono il terrore tra i nemici di Allah”, il virgolettato attribuitogli da alcuni quotidiani). “Fondamentalisti a Montecitorio”, titola il Giornale.

Dialogo, integrazione, memoria. L’informazione che genera equivoci.Ampia intervista del settimanale l’Espresso al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni sotto il titolo sensazionalistico e incendiario “Io, ebreo, temo il Dio di Francesco”. Ad essere riportate dichiarazioni molto dure. Come questa, riferita a Bergoglio: “È un papa molto interessante con il quale si riesce a dialogare. Ma purtroppo il suo messaggio, che viene visto soprattutto come amore, è pericoloso per l’ebraismo. Perché ripropone l’idea che, con l’arrivo di Gesù, il Dio dell’Antico Testamento è cambiato: prima era severo e vendicativo, poi è diventato il Dio dell’amore. Quindi gli ebrei sono giustizialisti e i cristiani buoni e misericordiosi. È un’aberrazione teologica molto antica, che è rimasta una sorta di malattia infantile del cristianesimo”.
“L’ondata di immigrazione cambierà, si rischia un’altra Auschwitz”, l’allarmistico messaggio riportato sul tema dell’emergenza profughi e della loro integrazione. Chiede il giornalista: quanto può aiutare la millenaria esperienza ebraica nella sfida dell’accoglienza? “Molto. Possiamo fornire modelli di integrazione perché sappiamo che si può essere cittadini o esclusi o partecipi o discriminati o diversi o uguali. Quanto accade è per noi un déjà vu. In quegli uomini e donne con valige e figli, fermati dalle polizie di frontiera o ammassati sui barconi, noi rivediamo noi stessi”. Al tempo stesso la preoccupazione sarebbe “molto forte” sul fronte della sicurezza. “Per tradizione – si legge – noi siamo solidali con chi scappa e vigili rispetto ai rischi. Che sono quelli del fanatico con la testa caricata da pensieri religiosi deviati, che scarica il suo mitra in un supermercato ebraico, ma sono anche quelli legati ad altri segnali”. Non ultimo l’antisemitismo trasversale a destra e sinistra.
Chiede ancora il giornalista: le hanno fatto effetto quei numeri segnati sulle braccia del profughi siriani? “Mi ha fatto effetto – si legge – che si usassero parole come deportazione per un semplice accorgimento di triage. Nella medicina delle catastrofi, la prima cosa che si fa è quella. E poi un conto è il pennarello su un ferito o un profugo e un conto il tatuaggio sul prigioniero. Anche questo uso delle parole fa parte della banalizzazione”.


Roma non dimentica.
Oggi l’anniversario del rastrellamento degli ebrei di Roma, avvenuto il 16 ottobre del 1943. Nella mattinata deposizione di corone davanti alla sinagoga. A mezzogiorno invece la sede provvisoria della Fondazione Museo della Shoah di Roma presso la Casina dei Vallati aprirà le sue porte ai giornalisti, mentre domani sera si terrà la consueta marcia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Tutti appuntamenti ai quali, sottolinea Repubbblica, non sembra essere prevista la presenza del sindaco dimissionario Ignazio Marino.

Una medaglia per la Brigata. Presentata ieri la proposta di legge per insignire la Brigata ebraica, che combattè nelle forze alleate e a fianco della Resistenza per la liberazione dell’Italia, della medaglia d’oro al valore militare (la Stampa, in breve). “Una iniziativa – si legge sul Foglio – che ha un peso enorme per il momento in cui nasce e perché ripara un’incredibile amnesia della coscienza nazionale. Una medaglia che ci ricollega alle radici di Israele e della ragione sua e nostra perché esista”.

Una legge che guarda al futuro. Il parlamentare Pd Walter Verini, relatore del dispositivo a Palazzo Montecitorio, commenta sull’Unità il via libera della Camera dei deputati al ddl che interviene sulla legge Mancino sui reati di discriminazione introducendo l’aggravante di negazionismo della Shoah: “Un risultato – scrive – che non lede minimamente le libere espressioni di opinioni, la ricerca storica, anche quella revisionistica. Sono principi civili e costituzionali intangibili”. E prosegue: “Non si tratta neppure di una legge che tutela solo, come è giusto che sia, la memoria, il ricordo, e che onora innanzitutto milioni di vittime dell’orrore dell’Olocausto e di altri crimini contro l’umanità. Ma è una legge per l’oggi e per il futuro”. Conclude infine: “Il Parlamento ha dato un segnale di grande valore, ed è stato bello vedere assistere al dibattito dalle tribune di Montecitorio rappresentanti delle comunità ebraiche come, tra gli altri, Renzo Gattegna e Ruth Dureghello, come Victor Magiar e Riccardo Pacifici. Ed è stato di grande significato ascoltare le parole della dichiarazione di voto per il gruppo Pd di Emanuele, figlio di Nedo Fiano, che porta ancora sulla carne e dentro di sé i segni di quell’orrore”.

Genocidio armeno, la sentenza della Corte. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha scagionato un politico turco, Dogu Perincek, condannato in Svizzera perché aveva negato il genocidio armeno perpetrato cento anni fa dall’Impero ottomano. Il tribunale ha infatti deliberato che il politico non ha mostrato odio nei confronti delle vittime o detto che se lo meritavano. Una decisione ben diversa, spiega Repubblica, ricade invece su chi nega la Shoah perché “sottende inevitabilmente un’ideologia antidemocratica e antisemita”.

Ernesto Nathan, un ricordo. Nel suo spazio quotidiano sul Corriere Sergio Romano racconta la figura di Ernesto Nathan, indimenticato primo cittadino della Capitale: “Egli – scrive – appartiene anzitutto alla storia dell’ebraismo italiano negli anni del Risorgimento. Il padre era un uomo d’affari tedesco emigrato in Gran Bretagna nei primi decenni dell’Ottocento; ma la madre, Sara Levi, era nata a Pesaro e aveva un forte legame familiare con un’altra famiglia ebraica, i Rosselli, che erano in affari con uffici di commercio a Livorno e a Londra”. Nella sua carriera politica che lo vide impegnato su molteplici fronti Nathan, spiega Romano, “mise a frutto, come sindaco, tutte le qualità della sua triplice formazione: britannica, ebraica e italiana”.

Il cedro perfetto. Sul Corriere della Sera Paolo Salom racconta la suggestiva raccolta dei cedri di Calabria, necessari per celebrare la festa ebraica di Sukkot. Un appuntamento oramai fisso che “ha permesso la riscoperta da parte degli ebrei di una terra nella quale vissero per secoli, fino al (disgraziatissimo) arrivo degli spagnoli. I quali, come da editto del 1492, provvedevano a cacciare i discendenti di Mosè da qualunque luogo loro si trovassero a governare”.

Servillo e l’eredità di Freud. Si stanno concludendo a Roma le riprese del prossimo film interpretato da Toni Servillo, “Lasciati andare” di Francesco Amato. Nella pellicola l’attore recita la parte di Elia, uno psicanalista ebreo di scuola freudiana (Il Mattino).

Rachel Silvera @rsilveramoked

(16 ottobre 2015)