Premio letterario Adei Wizo
Le donne dipingono la pace

IMG_7161 Domina imponente con il suo tronco nodoso o si mostra solo nel particolare di qualche ramo verde, quasi nasconde una donna seduta in terra col capo coperto o fa da sfondo a un rivisitato bacio di Hayez oppure ancora è circondato da persone che ne raccolgono i frutti in ceste traboccanti. Il soggetto è sempre l’ulivo, protagonista delle circa trenta tele che compongono la mostra “Trait d’union – Women and their Olive Tree”, un progetto della Women’s International Zionist Organization, che grazie all’Associazione Donne Ebree d’Italia fa ora tappa a Roma, dove è stata inaugurata ieri alla Sala Margana nell’ambito della tre giorni culturale “Immagini & Parole” organizzata in occasione della 15esima edizione del premio letterario Adei Wizo intitolato alla memoria di Adelina Della Pergola. La consegna del riconoscimento a Katja Petrowskaja, autrice del pluripremiato “Forse Esther” (Adelphi), avrà luogo questo pomeriggio alle 17 ai Musei Capitolini. “Forse Esther” è la sua opera prima, scritta in tedesco, la lingua che ha imparato in età già adulta e con cui ha scelto di raccontare il viaggio alla riscoperta delle radici della sua famiglia. Alla premiazione, condotta dalla giornalista Laura Ballio, interverrà anche la studiosa Donatella Di Cesare con un intervento su “Lingua e identità”. L’evento segue la serata dedicata allo spettacolo “Beresheet – In principio”, della compagnia teatrale Beresheet LaShalom fondata da Angelica Edna Calò Livne, in scena ieri sera al Palazzo della Cultura.
Grazie alla sua ricchezza di spunti l’iniziativa“Immagini & Parole” ha ottenuto una medaglia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che – come ha sottolineato la presidente nazionale Adei Wizo Ester Silvana Israel – “premia il lavoro dell’organizzazione per aiutare i bisognosi e l’impegno delle donne nel diffondere un messaggio di pace”.
Un messaggio che la presidente della Comunità ebraica della Capitale Ruth Dureghello, che ha portato il suo saluto insieme alla presidente della sezione locale dell’Adei Paola Sonnino, si è detta “fiera e ogogliosa di ospitare a Roma, che apre le sue porte al valore del multiculturalismo e del dialogo”. I quadri esposti sono infatti le opere di un gruppo di donne israeliane di Afula, in Galilea, ebree e arabe sia cristiane sia musulmane, riunite in un atelier “con una volontà comune, quella di creare dei ponti al di là dei disaccordi e realizzare un progetto che porti il loro messaggio” spiega Manuèle Amar, responsabile della sezione Wizo di Mulhouse, la città alsaziana da cui è partito l’itinerario europeo della mostra, che dopo le tappe italiane all’Expo milanese e nella Capitale proseguirà in Belgio. “Queste donne – ha sottolineato – rifiutano l’ineluttabilità del conflitto e sebbene sappiano perfettamente di non essere in grado di cambiare il mondo, hanno deciso di cambiare il loro mondo”. Riunendosi tutte le settimane per il laboratorio di pittura, racconta Susanna, una delle artiste musulmane, “ho imparato moltissimo sull’arte ma anche sui miei vicini”.
“Lo scopo di questo progetto – ha spiegato infatti David Moatty, ex direttore anche del Centro Wizo di Afula – è quello di dimostrare che attraverso la comune passione per un’attività culturale è possibile sviluppare e sperimentare sentimenti di amicizia”. Non a caso, come ha sottolineato la curatrice italiana della mostra Sara Procaccia, l’ulivo è simbolo della pace per tutte le religioni dell’antichità.
Di pace, di incontro e di dialogo ha parlato anche “Beresheet – In principio”. Attraverso la danza e la recitazione, lo spettacolo racconta la ricerca quotidiana di una risoluzione dei conflitti attraverso il confronto e la valorizzazione delle differenze come fonte di ricchezza e di crescita. E portare in scena tale valore, confida Calò Livne, “è sempre un successo e un’esperienza bellissima”.

f.m. twitter @fmatalonmoked