In ogni generazione
Che sia stato il Gran Muftì di Gerusalemme o Hitler a immaginare ed attuare quella che sarebbe dovuta essere la soluzione finale, oggigiorno poco mi importa.
In ogni era c’è stato qualcuno – e probabilmente ci sarà – che avrebbe voluto perpetrare l’eliminazione degli ebrei dalla faccia dalla terra.
Quello su cui oggi mi sono trovata a riflettere sono le conseguenze della Shoah sulle nuove generazioni, su di noi, figli e nipoti, anche a distanza di settanta anni.
Non abbiamo vissuto la povertà, la caccia all’uomo, la deportazione e lo sterminio ma portiamo ancora su di noi gli effetti di ciò che è stato, il vuoto lasciato da quei nonni, da quei genitori e zii, spesso mai conosciuti.
Ogni giorno, in ogni banale attività, qualcosa mi riporta all’Olocausto, la mente e la memoria giocano brutti scherzi; evocano e ricordano.
Un meccanismo automatico di associazioni psicologiche.
Nonostante mi sforzi non riesco ad allontanare certi dolorosi pensieri. Mi inseguono.
Mi capita troppo spesso, quotidianamente, ogni volta che vedo dei capelli a terra dal parrucchiere, quando uso dei pesi in palestra, quando vedo un vagone in stazione e sento il vento freddo in motorino.
Il mio pensiero corre ad Auschwitz, a Mauthausen, al loro freddo, ai loro lavori forzati, alle montagne di capelli rasati.
Questi personaggi, dittatori e spietati criminali, non hanno ottenuto l’annientamento del popolo ebraico ma gli effetti, ancora oggi, si tramandano inevitabilmente.
Claudia Sermoneta
(25 ottobre 2015)