Le lunghe ombre della Risiera

veit heinichenIl suo primo incontro con Diego De Henriquez risale a trent’anni fa. Allora Veit Heinichen non è ancora diventato il giallista di successo che conosciamo. Fa l’editore e pubblica, per la Fisher Verlag, il volume di René Hocke dedicato ai diari europei. Vi compaiono memorialisti celebri e celebrati come Thomas Mann o Sigmund Freud e con loro il collezionista triestino, autore del diario più voluminoso della storia europea (oltre trecento quaderni).
Sembra una di quelle informazioni da Guinness che di solito si dimenticano subito. Se non fosse che Heinichen inciampa di nuovo su De Henriquez, questa volta nei panni di scrittore. Lui – che è laureato in economia, ha lavorato alla Daimler Benz, è stato libraio e poi nell’editoria – si è messo a scrivere e scala le classifiche con i suoi romanzi che dipanano storie noir su sfondi di scottante attualità. Intanto, ha lasciato la Germania e ha messo su casa a Trieste. Qui tutti sanno dello stravagante professore che collezionava armi e dormiva in una bara, se non altro perché ogni tanto una nuova polemica che lo richiama in causa.
Heinichen ne sente parlare e riparlare, s’incuriosisce. Sono però soltanto chiacchiere. Finché su un giornale ritrova la storia raccontata da un colonnello dei carabinieri, Ferdinando Musella. Capitano al tempo delle indagini sulle morte di De Henriquez, Musella dichiara a chiare lettere che non si è trattato di un incidente. La sua è una voce che vale un certo credito, anche perché al tempo delle indagini è stato promosso e trasferito molto alla svelta. È abbastanza perché si accenda una prima scintilla. Veit Heinichen va in Tribunale e consulta le carte del caso De Henriquez. Si trova davanti un fascicolo altissimo, in cui il primo foglio è la lettera.
Un cugino di Gaetano Perusini denuncia che quest’ultimo è stato ucciso mentre indagava sulla morte del suo amico De Henriquez. Perché quel foglio è lì? si domanda lo scrittore. Perché non è nel fascicolo Perusini? Non gli ci vuole molto a scoprire che quell’incartamento è scomparso dal Tribunale. Riesce a ritrovarlo in Questura e inizia a leggere. La scintilla a questo punto è un incendio. Heinichen spulcia gli archivi e arriva ai diari di De Henriquez. È sommerso da migliaia di pagine, spesso ripetitive e ridondanti. Le decifra e si sforza di capire quanto è scritto fra le righe. Intanto incontra centinaia di testimoni. Ci vogliono anni ma alla fine il mosaico prende forma e diventa un libro, Le lunghe ombre della morte, pubblicato in Italia nel 2006. La trama è presto detta. La scoperta di un deposito d’armi sull’altipiano carsico costringe il commissario Proteo Laurenti, protagonista dei noir di Heinichen, a riaprire due casi degli anni Settanta rimasti insoluti: la morte del collezionista Diego de Henriquez, morto in circostanze oscure nel rogo del suo magazzino, e l’omicidio del professor Perusini, insigne studioso di tradizioni popolari. È più che sufficiente per scatenare, se non altro a Trieste, moltissimi malumori. Veit Heinichen, cosa l’ha portata a occuparsi del caso De Henriquez? Sono sempre incuriosito da argomenti come questo, che sono sulla bocca di tutti e allo stesso tempo rimangono tabù. E come la ricerca procedeva si aprivano nuove domande, ad esempio riguardo l’inaccessibilità dei diari. Non è facile consultarli e non si possono riprodurre. Vanno letti alla presenza di un funzionario del Comune di Trieste, molte pagine sono secretate con spille e graffette per il rispetto della privacy e si possono vedere solo i taccuini che risalgono a più di cinquant’anni fa.
Mi sono chiesto spesso chi ha deciso che cosa può e non può essere visto, perché non si è creato un comitato scientifico a questo scopo e perché mentre gli anni passano non si aggiungano alla consultazione nuovi diari.
Perché tanta segretezza?
Il fatto che quei diari siano stati resi tabù ci conduce a due domande. De Henriquez è stato un testimone scomodo dell’epoca? Chi ha approfittato della sua morte? Il movente è sempre la chiave di lettura di un mondo.
Ha trovato le risposte?
Il mio obiettivo non era indagare, non è il mio mestiere. Volevo invece capire l’atmosfera e la società di quegli anni. Nell’omicidio di De Henriquez si intrecciano molti elementi. Era un uomo molto solo, sospettava tutti di averlo derubato e tradito, nutriva profondi rancori e al tempo stesso sapeva tanto di molte cose.
Nel documentario Le lunghe ombre della morte lei ripercorre le tracce della sua ricerca. Una delle piste più eclatanti è quella politica, per cui nei diari di De Henriquez si rintraccerebbero le origini di Gladio e non solo.
I diari citano chiaramene alcuni dei protagonisti dell’estrema destra di quegli anni. Da quelle pagine si arriva alla strage di Peteano. Carlo Cicuttini, uno dei responsabili, vi compare con chiarezza. Poi c’è l’Ordine di Malta e arriviamo a Gladio e quindi a Licio Gelli. Parliamo di un periodo che ha lasciato un’ingombrante eredità politica, con cui ancora oggi ci troviamo a fare i conti: a livello locale e nazionale.
Da anni si dice che nei diari di De Henriquez si celano i segreti più oscuri della Risiera di San Sabba. Alfonso De Henriquez ha dichiarato che il padre sapeva troppo su quest’argomento e che per questo è stato ucciso.
Un recente lavoro di dottorato di René Moehrle afferma che le testimonianze più importanti sulla Risiera si trovano proprio nei diari di Diego De Henriquez oltre che nel memoriale di Bruno Piazza. Uno degli argomenti che andrebbero indagati riguarda il collaborazionismo e i suoi effetti. Dove sono finiti i beni espropriati? Dove si è spostato il potere? Sono soggetti delicati e complessi: servirebbe un approfondito lavoro scientifico per riuscire a fare chiarezza.
Ha dedicato quasi sette anni al caso De Henriquez. Che cos’ha provato vedendo che Claudio Magris si è ispirato, nel suo ultimo romanzo, al medesimo personaggio?
Nessuno possiede in esclusiva un argomento: sarebbe molto grave se fosse così. Diego De Henriquez aveva così tanti spettri dentro di sé, che ci sono molti modi di avvicinarsi alla sua figura.

Daniela Gross

Pagine Ebraiche, novembre 2015

(25 ottobre 2015)