Qui Padova – Shadal, eredità di un Maestro
È “l’omaggio modestissimo di un discendente dopo quattro generazioni” quello di Amos Luzzatto, ex presidente UCEI e della Comunità ebraica di Venezia nonché bisnipote di Samuel David Luzzatto, ad aprire il convegno dedicato alla figura del grande rabbino organizzato a Padova dalla Comunità ebraica con il patrocinio dell’Università cittadina, in occasione dei 150 anni dalla sua scomparsa. Una conferenza internazionale realizzata sulla scia dei nuovi studi legati alla pubblicazione del Commento alla Torah, dopo la riscoperta dei manoscritti prodotti dai suoi allievi, e in particolare dai fratelli Ya’aqov e Itzhaq Pardo. I cinque volumi recentemente pubblicati sono stati donati dal curatore Yonathan Bassi al rabbino capo di Padova Adolfo Locci e allo storico Gadi Luzzatto Voghera, organizzatore del convegno. Numeroso il pubblico in sala, tra cui molti discendenti del rabbino Itzhaq Pardo, riuniti per scoprire nell’occasione la sua eredità culturale. “Samuel David Luzzatto – Opinioni a confronto” il tema della giornata, che vede impegnati vari studiosi, coordinati nella mattinata da Shaul Bassi, professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e presidente del Centro Veneziano di Studi Ebraici Internazionali.
“L’Università, ammettendo gli studenti ebrei senza dichiarazione di fede, ebbe un ruolo fondamentale nella crescita e nello straordinario sviluppo culturale della Comunità ebraica, della cui storia fanno parte alcune delle personalità più illustri dell’ebraismo”, ha affermato il presidente della Comunità ebraica padovana Davide Romanin Jacur nel sottolineare il grande significato della collaborazione con l’ateneo. A portare i saluti del rettore la docente Margherita Morpurgo, mentre a rappresentare il Comune della città è stata l’assessore con delega alle Politiche scolastiche ed educative Alessandra Brunetti.
Furono un tempo e uno spazio di rinascita culturale quelli in cui operò Samuel David Luzzatto, a cui contribuì sia con il suo Commento alla Torah, “un regalo che ha fatto a noi che ce ne serviamo ancora”, sia con la redazione della Grammatica ebraica, “uno strumento per capire esattamente come si presentano i testi studiati”. È questa la descrizione del suo antenato data da Luzzatto, che ha analizzato il rapporto fra tradizione, fede e ricerca dopo l’esperienza di Shadal. Il Maestro è stato, ha osservato Luzzatto, una sorta di precursore del metodo scientifico applicato all’interpretazione delle Scritture, un processo in cui “l’oggetto della ricerca è la Torah e il metodo di ricerca quello trasmesso dalla tradizione”. Un approccio adottato nel suo ruolo di insegnante al Collegio Rabbinico, come ha sottolineato lo studioso Roberto Reuven Bonfil. Shadal vi arrivò nel 1829 chiamato da Isacco Samuele Reggio. Fu lui – ha affermato Bonfil – a definire la vocazione del nascente Collegio come l’ambizioso compito di “sostenere con la sua dottrina il decoro della Nazione a cui presiede”, cui Shadal diede grande impulso.
I cinque volumi del Tanach contenenti il commento di Shadal così come riportato dai fratelli Pardo sono dunque l’eredità di questo orientamento. “Quando sono entrato in possesso del manoscritto, studiandolo ho capito che si trattava delle lezioni di Shadal al Collegio Rabbinico che poi gli studenti dovevano copiare – ha raccontato Yonathan Bassi – e ho dedotto che ce ne dovessero dunque essere anche altri”. Così è iniziato il suo viaggio per le biblioteche del mondo, da Verona a Gerusalemme a New York, al termine del quale ha trovato sei manoscritti simili. Oltre ai volumi da lui curati, Bassi ha portato con sé anche uno shofar appartenuto a Itzhaq Pardo, che il maskil Gadi Piperno ha suonato per il pubblico.
Un altro manoscritto ancora inedito, ritrovato al Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è stato invece studiato e presentato dal sofer Amedeo Spagnoletto. Si tratta di quello che lui ha definito uno “zibaldone giovanile”, contenente una sorta di raccolta di memorie di Shadal. “Luzzatto ha cominciato a mettere per iscritto alcuni avvenimenti all’età di tredici anni continuando poi ad aggiornarle nel corso degli anni, con l’idea di farne un’autobiografia”, ha spiegato Spagnoletto. “La sua maturazione da ragazzino a uomo adulto – ha sottolineato – si vede anche dal cambiare del suo stile di scrittura”, e tutta la raccolta è caratterizzata da una grande varietà, dall’alternarsi di lingue – con passi in italiano, in ebraico, in francese e in dialetto veneziano – ma anche di prosa e poesia, dalla natura dei fatti raccontati e dagli allegati che vi si trovano all’interno.
Il pomeriggio, i cui lavori saranno coordinati da Luzzatto Voghera, avrà tra i suoi protagonisti il presidente dell’Ari rav Giuseppe Momigliano, e vedrà gli interventi del rav Gianfranco Di Segni, che delineerà gli studi e la formazione rabbinica di Shadal, del rav Locci che parlerà invece delle caratteristiche della sua esegesi, di Shemuel Vargon, professore di Studi biblici all’Università di Bar Ilan, che illustrerà il suo ruolo di educatore, e di Felice Israel, docente di Filologia Semitica all’Università degli Studi di Genova, che parlerà della Gramatica della Lingua Ebraica di Luzzatto.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(Nell’immagine, da destra, Shaul Bassi, Amos Luzzatto, rav Roberto Reuven Bonfil e Yonathan Bassi)
(25 ottobre 2015)