“Ebrei italiani, un esempio”

gattegna Illustre Ministro Boschi,

Illustri Presidenti Ronald Lauder e David de Rothschild

Cari amici

È per me un onore intervenire in questa importante occasione.

La varietà di comunità e tradizioni rappresentate questa sera è infatti una ricchezza per tutti noi, individualmente e collettivamente. Una straordinaria opportunità per condividere informazioni e una visione comune di futuro.

Credo siate tutti a conoscenza della plurimillenaria storia dell’ebraismo italiano e del fatto che vi sono state fasi alterne nella sua lunga vicenda.

Non possiamo dimenticare ad esempio:

La distruzione di oltre 60 piccole e grandi comunità, in Sicilia, Calabria e Puglia, ad opera dell’Inquisizione spagnola dal 1492 al 1540.

L’istituzione dei ghetti, in cui i nostri antenati hanno vissuto reclusi per oltre tre secoli.

Le persecuzioni nazifasciste: 8500 ebrei italiani sono stati uccisi, nonostante l’aiuto ricevuto da parte della popolazione.

Il primo ghetto fu istituito esattamente 500 anni fa, nel 1516, a Venezia.

Come potete leggere nel programma, abbiamo il piacere di avere con noi il presidente della Comunità ebraica veneziana, Paolo Gnignati, che ci riferirà nel dettaglio le iniziative commemorative predisposte a partire dal prossimo marzo.

Naturalmente, la creazione del ghetto non è un momento lieto da ricordare. Non è una celebrazione quella che intendiamo proporre, ma un momento di riflessione su cosa quell’esperienza ha significato.

In ragione della nostra lunga storia, e dell’importante contributo culturale e spirituale che abbiamo offerto attraverso i secoli, posso affermare con orgoglio che gli ebrei italiani sono un esempio di come è possibile vivere perfettamente integrati e con strette relazioni con la società circostante.

L’Italia ebraica è divisa in 21 Comunità territoriali.

Un mondo piccolo ma eterogeneo, che trova rappresentanza nel nostro Consiglio nazionale. Ci piace chiamarlo “il parlamentino dell’ebraismo italiano”.

Come ciascun Parlamento, discutiamo approfonditamente ogni questione. Ma è al tempo stesso chiaro a tutti noi che “l’unità, nonostante le differenze” è il più prezioso valore da difendere.

In anni recenti l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ho l’onore di presiedere da 10 anni, si è posta in una diversa relazione con le istituzioni e l’opinione pubblica così da svolgere nel migliore dei modi il suo ruolo di ambasciatrice di un ebraismo vitale e moderno.

Una comunità che ha ben chiari i principi e i valori che la animano e che è pronta a collaborare con tutti voi, cari amici, per un futuro di libertà, progresso, pace e sicurezza.

Questa è una delle ragioni per cui gran parte del nostro lavoro è stato oggi dedicato ad analizzare la minaccia che il terrorismo costituisce per le nostre Comunità e per lo Stato di Israele oltre alle conseguenze del recente accordo sul nucleare iraniano.

In Italia abbiamo deciso di abbracciare una sfida diversificata: una sempre più intensa attività culturale, un confronto aperto con tutta la società, la realizzazione di un network informativo che ci permette di parlare al paese e a tanti lettori non ebrei attraverso un lavoro quotidiano e professionale.

Abbiamo scelto l’informazione, non la propaganda.

Una conquista fondamentale per una piccola minoranza come la nostra.

Siamo infatti convinti, in base ai risultati raggiunti, che coloro che non sono in grado di comunicare adeguatamente, coloro che non sono capaci di relazionarsi con l’Altro definendo chiaramente e con orgoglio chi si è, rischino di finire ai margini della società.

Per questo rifiutiamo ogni chiusura, ogni isolamento civile e culturale, ogni forma di passività contro il pregiudizio.

Dobbiamo parlare chiaramente e dobbiamo imparare a non aver paura del dialogo col mondo esterno.

È il momento migliore per farlo, anche in virtù della solida amicizia che vi è tra Italia e Israele, come ha ricordato anche il nostro Primo Ministro Matteo Renzi nel suo commovente discorso alla Knesset.

“Chi pensa di boicottare Israele – ha detto Renzi – non si rende conto di boicottare se stesso, di tradire il proprio futuro”. Per poi aggiungere: “L’esistenza di Israele non è una compensazione della comunità internazionale della Shoah. Israele esiste nonostante la Shoah, non in ragione della Shoah”.

La storia ebraica ha radici antiche. Un grande passato alle spalle, e la possibilità di costruire un futuro radioso.

Italia e Israele sono in questo molto simili e sono certo che condividano un comune destino al pari di tutte le nazioni democratiche.

Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(28 ottobre 2015)