Rabin, l’eredità di un leader

rassegna “Il tuo percorso nella vita è ancora il nostro percorso e su questo continueremo ad avanzare, innalzando due bandiere sventolanti: la bandiera della sicurezza e la bandiera della pace”. Il presidente israeliano emerito Shimon Peres ha ricordato così Yitzhak Rabin, a vent’anni dal giorno del suo assassinio, in un discorso pubblicato sulle pagine di Repubblica, che oggi dedica ampio spazio all’anniversario e a una grande manifestazione svoltasi ieri a Tel Aviv. “In questi giorni sentiamo la mancanza della leadership di Yitzhak, in grado di risvegliare la speranza di pace in un popolo che vuole la pace” ha quindi sottolineato Peres.
Oltre a lui, a due decenni da quel tragico 4 novembre, a rievocare la figura di Rabin in una piazza gremita di migliaia di persone sono stati tra gli altri il presidente israeliano Reuven Rivlin, l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak, l’ex presidente statunitense Bill Clinton e quello attuale Barack Obama, intervenuto con un videomessaggio. Anche il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha sottolineato dalle colonne del Messaggero che “la lezione di Rabin è più viva che mai”, osservando come “garantire la sicurezza di Israele e la nascita di uno Stato palestinese” resti una “chiave di volta” per la stabilità del Medio Oriente. Sono infine amare le considerazioni – riportate da Repubblica – di Daliah Rabin, figlia di Yitzhak: “Già da vent’anni sappiamo con precisione che l’istigazione uccide. E da allora sto qui di guardia davanti ai tentativi di distorcere e falsificare la storia, di cancellare pagine gloriose e di ignorare quelle immagini di una realtà che fu e non è più”.
A Gerusalemme si è intanto registrato un nuovo attacco con coltello contro due studenti alla fermata del tram da parte di un palestinese di un quartiere est della capitale. Poco dopo un’altra civile è stata aggredita davanti a un supermercato di Gush Etzion.

Tragedia del Sinai, piste aperte. Erano 224 le persone a bordo dell’aereo civile russo della compagnia MetroJet schiantatosi ieri mattina sulle montagne del Sinai dopo 30 minuti dal suo decollo a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Poche ore dopo – riporta la Stampa – è arrivata la rivendicazione dello Stato Islamico, ma Il Cairo e Mosca smentiscono, parlando di un guasto tecnico. In attesa dell’analisi delle scatole nere, Air France e Lufthansa hanno fatto sapere che per il momento non sorvoleranno la zona del Sinai. Su Libero viene sottolineata la collaborazione del Magen David Adom con la Mezza Luna Rossa per mettere a disposizione dei soccorritori alcune ambulanze e l’appoggio offerto dall’aeronautica militare israeliana all’esercito egiziano con droni e aerei per aiutare nella ricerca dei resti dell’aereo. Nel paese, scrive il quotidiano, fin dai primi momenti dallo schianto “si dava alta la possibilità che l’aeromobile fosse stato abbattuto da un missile terra-aria lanciato dai ribelli affiliati ad Al Qaeda o al Califfato”.

Tavecchio senza vergogna. “Non ho niente contro gli ebrei, ma meglio tenerli a bada”. Questa una delle frasi pronunciate dal presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio in un colloquio con il quotidiano online Soccerlife a giugno, di cui il Corriere della sera è venuto in possesso. Tra le dichiarazioni vi sono parole omofobe, misogine e antisemite, tra cui l’affermazione che la sede della Lega Nazionale Dilettanti sarebbe stata comprata da un “ebreaccio”. “Sono evidentemente vittima di un ricatto, non ricordo le parole usate in quella conversazione, che potrebbe essere manipolata”, la grottesca difesa di Tavecchio.

Torta nostalgica, interviene la Comunità ebraica. Ha fatto il giro dei social network la torta decorata con ornamenti nazifascisti – simboli delle SS e un fascio littorio di glassa – del vicepresidente del consiglio regionale veneto Massimo Giorgetti. Dura la condanna della Comunità ebraica di Venezia: “Dentro le mura di casa – ha detto il presidente Paolo Gnignati – ognuno è libero di fare quello che vuole, ma il solo fatto di postare sulla propria pagina Facebook, sotto il proprio nome e cognome, significa condividere immagini e simboli. Che poi il protagonista di questo increscioso episodio ricopra una carica così importante non può che lasciarci costernati”.

Il Califfo e l’Ayatollah. “Anzitutto, si tratta di capire dov’è il fronte. In realtà esso è molto vasto e frastagliato: in una parola possiamo dire che esistono due forze islamiche che, come uno schiaccianoci, cercano di afferrare la nostra testa per frantumarla, ripromettendosi la nostra cancellazione”. Inizia così lo stralcio pubblicato oggi dal Giornale del nuovo libro di Fiamma Nirenstein, intitolato “Il Califfo e l’Ayatollah” (Mondadori), in cui l’autrice offre una panoramica delle forze in gioco nello scacchiere mediorientale.

La propaganda all’odio e il suo rovescio. Il Corriere Fiorentino di ieri pubblica sulla propria prima pagina un editoriale di Tommaso Ciuffoletti sulla proiezione del documentario “Israele, il cancro” dell’attivista anti-israeliana Samantha Comizzoli avvenuta pochi giorni nello spazio autogestito degli studenti dell’Università degli studi locale. Scrive Ciuffoletti: “La retorica di Israele come cancro è una retorica che, lungi dall’essere provocatoria, viene da lontano. Dal peggio della propaganda razzista, negazionista e antisemita. Israele come cancro è stato uno slogan che andava forte in Iran ai tempi della premiata ditta Ahmadinejad e Khamenei, che tra la lapidazione di una donna fedifraga e l’impiccagione di qualche minorenne, non mancavano di condannare l’esistenza stessa di Israele, anzi dell’entità sionista”. Aggiunge poi l’editorialista: “Paradossalmente la grettezza di un richiamo alla retorica degli Ahmadinejad si rivolta contro coloro che lo impiegano. Anzi, svela le connessioni malate tra la propaganda antisemita, purtroppo così forte, così radicata e così predicata nel mondo arabo e musulmano, e la presunta ‘critica legittima contro il governo d’Israele’, che è la formula di comodo usata di solito da chi non ha nemmeno idea del dito dietro il quale si sta nascondendo”.

Vivi nel ricordo. Apertura straordinaria del cimitero ebraico di Poggioreale per l’evento “Vivi nel ricordo” con guidate a cura dei volontari della Comunità ebraica napoletana. Scrive Claudia Campagnano su Repubblica Napoli: “II piccolo cimitero, chiuso al pubblico, nasconde parte della storia della città. Fu aperto nel 1875 grazie ai Rothschild, la famiglia di banchieri austriaci che contribuì a rifondare la Comunità ebraica. Vi sono le tombe di Giorgio Ascarelli, fondatore del Calcio Napoli, o quella di Mario Recanati, precursore dell’attività dei cinema napoletani con una sala in Galleria Umberto”.

Ospedale Israelitico. La cronaca locale di Repubblica riferisce alcuni aggiornamenti sull’indagine in corso sull’Ospedale Israelitico. Otto i milioni di euro pretesi in restituzione dalla Regione Lazio. Nei prossimi giorni è inoltre previsto un vertice con i sindacati sui posti di lavoro a rischio.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(1 novembre 2015)