Roma – Ponti di carta, ponti di libertà
È un lungo e travagliato percorso quello che a cavallo tra Otto e Novecento porterà alcune minoranze, tra cui quella ebraica, alla conquista di libertà, diritti, cittadinanza. Un percorso segnato da alcuni snodi significativi, che daranno forza e confermeranno la necessità di questa aspirazione, ma anche da terribili prove che metteranno a rischio un’intera comunità e i valori fondamentali delle società democratiche.
Questo il tema del trittico di iniziative “Un ponte di carta tra emancipazione e liberazione (1848-1948)”, organizzato dalla professoressa Marisa Patulli Trythall (associazione culturale sound’s good) con il supporto di Rai Storia e Confronti.
La seconda tappa del progetto, ospitata ieri a Roma tra Camera dei deputati (aula dei gruppi parlamentari) e Senato della Repubblica (palazzo Giustiniani) e moderata in alcune sue sessioni dalla redazione di Pagine Ebraiche, è stata disseminata di molteplici spunti in tal senso.
Con la Grande Guerra, per gli ebrei, si trattò non più di condividere i valori e le idealità del processo di costruzione nazionale, “ma di compensare con il sangue e il patriottismo la concessione dell’uguaglianza”. Di ribadire, di fatto, “l’appartenenza alla nazione, di mostrarsi italiani”. Così la storica Anna Foa, che ha ricordato come questo percorso porterà non pochi a un’entusiastica adesione al fascismo.
Il primo conflitto mondiale? Per il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, uno degli “apici” della partecipazione ebraica ai destini della giovane nazione italiana. “Il segno dell’identità è anche nell’onomastica, nelle molte famiglie ebraiche che diedero ai figli i nomi di reali: da Carlo Alberto a Vittorio, da Margherita a Elena” ha sottolineato il rav, portando l’esempio di un gustoso aneddoto di Sergio Della Pergola apparso alcuni giorni fa sul nostro notiziario quotidiano.
La presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello ha invece fatto il raccordo tra i punti salienti del convegno: la spinta all’integrazione dei cittadini ‘emancipati’, attuata dal 1848 al 1915; il tradimento delle leggi razziste del 1938. Apprezzamento è stato inoltre espresso in relazione al concetto di ponte tra le costituzioni e tra le carte d’archivio per una “conoscenza documentale della storia” e per il “mantenimento della memoria”.
Focus sulla partecipazione ebraica al primo conflitto mondiale anche nelle relazioni dell’archivista Monica Calzolari, soffermatasi sulla peculiare esperienza romana; del curatore di arte contemporanea Davide Spagnoletto, che ha raccontato l’incontro tra i fratelli De Chirico e le suggestioni ferraresi; della bibliotecaria Gisele Levy, che ha ripercorso quella partecipazione attraverso le pagine del Vessillo Israelitico; dell’ebraista Paolo Orsucci, che ha introdotto le figure dei rabbini che furono cappellani militari.
Ad aprire i lavori gli interventi della dottoressa Trythall, della vicepresidente della Camera Marina Sereni, del direttore di Confronti Claudio Paravati e
dei costituzionalisti Stefano Ceccanti e Fulco Lanchester. Protagonisti dell’intensa giornata anche il vicedirettore di Rai Storia Giuseppe Giannotti, il direttore dell’Archivio Storico di Roma Paolo Buonora, il presidente dell’Istituto Gramsci Giuseppe Vacca, gli avvocati Alberto Marchesi e Lucia Vergine, il sindaco di Poggio Mirteto Giancarlo Micarelli, il pastore valdese Eric Noffke e Vittoria Tola, responsabile nazionale Udi.
(5 novembre 2015)