Netanyahu alla Casa Bianca
Faccia a faccia con Obama

rassegnaOggi è il giorno dell’atteso incontro alla Casa Bianca tra il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Usa Barack Obama. Sul tavolo, riporta Maurizio Molinari su La Stampa, aperture ai palestinesi e accordi militari tra i due paesi. “Sulla carta – scrive il giornalista – entrambi vogliono lasciarsi alle spalle l’aspro disaccordo sul nucleare iraniano”, e da una parte Netanyahu chiederà un nuovo pacchetto di aiuti militari per Israele (richiesta, scrive il Giornale, come compensazione all’accordo nucleare iraniano, che il capo del governo di Gerusalemme considera una pericolo per la sicurezza d’Israele), dall’altra un progetto per la costruzione di infrastrutture in Cisgiordania. Obama, invece, vorrebbe un congelamento totale degli insediamenti, spiega Molinari che ricorda come a segnare la vigilia dell’incontro tra i due leader c’è l’incidente che ha coinvolto Ran Baratz, il nuovo portavoce del premier che ha definito “antisemita” il presidente Usa: “Netanyahu ‘ripenserà’ la nomina ma il caso Baratz tiene banco perché il vicepresidente Usa Joe Biden si dice contro ‘le nomine di funzionari che offendono i leader americani’”.

L’Isis vuole l’Egitto, per cominciare. Mentre sembra sempre più probabile che l’esplosione dell’aereo russo in Egitto sia da imputare a un attentato terroristico di miliziani dell’Isis, l’esperto di Medio Oriente Jason Burke analizza le strategie del Califfato per espandere il suo potere. Su Repubblica compare un suo testo in cui parla dei piani di Al Baghdadi, l’uomo a capo del movimento fondamentalista islamico. “Da tempo il capo dell’Is – scrive Burke – ha scelto di espandersi stringendo accordi con le fazioni estremiste già attive in luoghi chiave: il caso dell’aereo russo dimostra che questa strategia può portare a risultati eclatanti. Presto potrebbe essere replicata con successo altrove”. E ancora, “ll Sinai, vicino a Israele, costituisce un obiettivo importante per l’Is e i contatti con i militanti in quell’area risalgono a un’epoca precedente alla proclamazione del califfato. L’utilità di questa alleanza è ora più che mai chiara”.

A settant’anni da Norimberga. Attraverso il racconto di Yves Beigbeder, uno dei pochi testimoni oculari ancora in vita, il Fatto Quotidiano racconta il celebre processo di Norimberga che inchiodò il nazismo per i suoi crimini. “Voglio ricordare le parole del procuratore britannico Hartley Shawcross, – afferma Beigbeder – che durante una delle prime udienze concluse il suo intervento, sostenuto da una schiacciante documentazione: Ora che l’incubo è finito, ora che i popoli hanno potuto rialzare la testa e trarre un respiro di sollievo, ora tocca a noi depositari della giustizia internazionale, di esaminare la frode che ha permesso agli attuali detenuti di perpetrare quella serie infinita di crimini, di assassinii, di devastazioni e di saccheggi che hanno lasciato il mondo insanguinato e pieno di rovine’”. Ancora sul Fatto, lucida analisi di Furio Colombo che spiega come il processo fu un atto necessario per definire i crimini commessi dal nazismo. Sulle pagine dello stesso quotidiano appare invece l’aspra critica al processo contro i criminali nazisti dello storico Angelo d’Orsi, il quale approfitta dell’analisi su Norimberga per fare un parallelismo impossibile quanto vergognoso con l’attuale conflitto tra israeliani e palestinesi: “ho chiesto con un appello pubblico una Norimberga per Israele”, afferma d’Orsi, le cui farneticazioni su Israele erano già state prese in esame su Pagine Ebraiche di settembre dallo storico Luca Michelini.

Spagna, Portogallo e la legge per i discendenti degli ebrei cacciati. Sulla Gazzetta del Mezzogiorno Maria Pia Scaltrito racconta le iniziative dei governi di Madrid e Lisbona che hanno varato una legge del ritorno che “restituirà la cittadinanza a chi ne farà richiesta e potrà dimostrare di discendere da quelle famiglie ebraiche cacciate dall’Inquisizione” nel 1492 (Spagna) e nel 1496 (Portogallo). “La notizia è apparsa sulla stampa internazionale, mentre in Italia ha ottenuto rilievo – scrive Scaltrito – su «Pagine Ebraiche», periodico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Eppure si tratta di un fatto storico notevole anche per l’Italia”, perché l’editto anti-ebraico dei sovrani spagnoli colpì anche il Meridione, allora parte del regno iberico. E anche in Italia, sottolinea la giornalista, è stata presentata una legge del ritorno simile a quella adottata in Portogallo e in Spagna, ispirata tra gli altri dal rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout.

Due commissari per l’Israelitico. Con il via libera del ministero della Salute di venerdì scorso, il prefetto di Roma potrebbe nelle prossime ore nominare un commissario straordinario per l’Ospedale Israelitico, ente al centro di un’inchiesta della magistratura e a cui la Regione Lazio ha revocato l’autorizzazione all’esercizio dell’accreditamento. Il commissario nominato dal prefetto, riporta nelle sue pagine romane il Corriere della Sera, andrebbe ad affiancare quello già indicato dalla Comunità ebraica capitolina, proprietaria dell’ente, e potrebbe portare alla riapertura della struttura. Intanto questa mattina è previsto un “sit in davanti alla prefettura dei lavoratori dell’Israelitico, per chiedere la salvaguardia dei loro posti di lavoro” (Repubblica Roma). Il Corriere riferisce anche che il Tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di tornare in libertà avanzata da tre dirigenti dell’Israelitico (Antonio Mastrapasqua, Elvira Di Cave e Pietro Aloisi), che si trovano assieme ad altri attualmente agli arresti domiciliari.

Yalla. Sul Corriere della Sera Aldo Grasso presenta il documentario “Yalla. New Media and Peace” di Flaminia Lubin (Rai Storia, sabato, 22.30) che tratta la questione del conflitto tra israeliani e palestinesi e di un dialogo possibile tra le due parti attraverso i social network.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(9 novembre 2015)