Il settimanAle – Due stati
Un divorzio consensuale, un sereno prendere atto che è meglio per entrambi proseguire su binari paralleli ma distinti. È la proposta, non del tutto originale ma presentata con garbo e col rigore quantitativo del docente di Economia, del Prof Eran Yashiv dell’Università di Tel Aviv, su Haaretz del 31 ottobre (l’ho vista solo nell’edizione in ebraico; forse è stato ritenuto prematuro comunicarla ai lettori negli Stati Uniti).
Dividere Israele in due stati, Dan e Yehuda. Dan si estenderebbe sulla pianura costiera, il territorio originale dell’antica tribù di Dan ma prolungato a includere tutta la costa fino al Carmelo e la valle di Esdrelon, mentre Yehuda comprenderebbe, oltre alla Giudea storica, la Samaria, l’alta Galilea, il Negev e la costa a sud, l’antica Filistea. Dan avrebbe 4,9 milioni di abitanti, con le città principali di Tel Aviv, Haifa, Rishon LeZion, Petah Tikvah, mentre Yehuda avrebbe Gerusalemme, Beer Sheva, Ashkelon, Ashdod, con 3.4 milioni di cittadini israeliani (più altri milioni sui quali l’autore sorvola). Bnei Brak potrebbe essere un’enclave di Yehuda nel territorio di Dan. Ognuno dei due stati valorizzerebbe al meglio le proprie potenzialità. Lo stato di Dan, ad esempio, esprimerebbe squadre come il Maccabi Tel Aviv, ma anche la squadra di robots allenati dal Prof Gal Kaminka dell’Università Bar Ilan per il torneo di calcio RoboCup, come racconta David Shamah sul Times of Israel. Quello di Yehuda, la squadra del Beitar Gerusalemme, nonché le squadre di alcuni abitanti dei territori che vanno a bruciare gli ulivi dei palestinesi, come testimonia Rav Arik Ascherman nell’articolo di Yizhar Hess su Ynet. Dan riceverebbe le visite degli investitori newyorkesi interessati all’industria hi-tech; Yehuda gli apprezzati viaggi di solidarietà degli ebrei italiani. Il Prof Yashiv valuta che nello stato di Dan si manterrebbe un certo equilibrio fra destra, centro e sinistra, mentre in quello di Yehuda la destra e l’estrema destra riceverebbero almeno il 75% dei voti – del resto secondo Ted Berman, che scrive il 3 novembre per l’emittente di destra Arutz Sheva, gli ebrei religiosi sono destinati a prevalere per selezione naturale, e i laici a estinguersi lasciando solo tracce fossili. Più oggettivi i dati sul reddito: quello medio annuo sarebbe di $21.000 pro-capite nello stato di Yehuda, un livello simile alla Turchia e alla Romania, mentre sarebbe circa il doppio, $42.000, in quello di Dan, un po’ come in Canada o in Danimarca.
Quello che però il Prof Yashiv non sembra prendere in considerazione sono i legami ideali e affettivi, che credo porterebbero gli abitanti di Dan, una volta separati i destini nazionali, a provare nostalgia per i confratelli giudei, e questi invece a sentire la mancanza dei danè.
Alessandro Treves, neuroscienziato
(8 novembre 2015)