Qui Torino – Artissima
Israele, tra arte e identità
Un intreccio tra solidi legami con la tradizione e creativi slanci verso il futuro. Una dialettica interna, a volte conflittuale, che ha portato l’arte contemporanea israeliana ad affermarsi come una delle più vivaci e interessanti realtà nel panorama internazionale. A confermarlo, la presenza in questa nuova edizione di Artissima, la manifestazione torinese andata in scena questa settimana e dedicata all’arte contemporanea, di un panel incentrato proprio sulla scena artistica israeliana: ad organizzarlo, in collaborazione con la fiera diretta da Sarah Cosulich Canarutto, la rivista Artribune che negli scorsi mesi ha realizzato una versione del giornale per Israele. “Abbiamo realizzato un numero zero dedicato alla Biennale di Venezia e all’Expo – ha raccontato in apertura la responsabile editoriale di Artribune Israel Giorgia Calò, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Roma – E dall’anno prossimo pubblicheremo un bimestrale freepress bilingue, in inglese ed ebraico, dedicato al pubblico israeliano e all’affascinante mondo dell’arte del Paese. Un mondo che abbiamo voluto raccontare anche qui ad Artissima, realizzando questo panel in cui si confrontano artisti e galleristi israeliani così come italiani”, ha spiegato Calò, riguardo all’evento torinese, organizzato con il patrocinio dell’Ambasciata di Israele in Italia, rappresentata dall’addetto culturale Eldad Golan, che assieme al Ministero degli Affari Esteri israeliano ha promosso la nascita di Artribune Israel. A dare al pubblico di Artissima – che è riuscita a registrare un’affluenza superiore rispetto allo scorso anno – una propria testimonianza della dimensione artistica e culturale che si respira a Tel Aviv e non solo, sono stati Riccardo Crespi, della Riccardo Crespi Gallery, Milano, Oren Hadar, direttore Hezi Cohen Gallery, Tel Aviv, l’artista Alfredo Pirri, Raffaella Sciarretta della Nomas Foundation, Roma, Serge Tiroche, cofondatore della Tiroche DeLeon Collection, l’artista Gal Weinstein. A moderare l’incontro il giornalista del Corriere della Sera Edoardo Sassi, che ha aperto l’incontro interrogando Weinstein sulla sua identità di artista e se e quanto il proprio paese, Israele, ne abbia definito i contorni. “Certo il mio essere israeliano lascia un’impronta nella mia arte – ha affermato Weinstein – ma è difficile dare una definizione di questa dimensione. Ci muoviamo in una realtà conflittuale, schizofrenica, in cui confluiscono caratteri orientali e occidentali e tutto questo permette una fertilità artistica”. Per Tiroche, grande collezionista, non si può parlare di una chiara identità israeliana, “ci sono artisti israeliani più concettuali e molto connessi al contesto in cui vivono, altri più visivi meno legati alle tradizioni. La maggior parte crea localmente ma guarda oltre i confini del proprio paese”. Della sua esperienza di docente alla Bezalel di Gerusalemme ha invece parlato Alfredo Pirri, partendo proprio dal nome dell’accademia d’arte israeliana: Bezalel, ovvero la figura biblica che rappresenta il primo artigiano della storia. “È significativo questo legame tra arte, pensiero e cultura pratica. Senza queste premesse non potrebbe esistere l’arte concettuale – ha spiegato Pirri – che potremmo definire come un passo del Talmud, un interrogazione del pensiero attorno a un tema, ad un oggetto”.
Uno dei primi contatti invece di Raffaella Sciarretta con l’arte israeliana è arrivata con una sua nota rappresentante, Michal Rovner, che il pubblico italiano ha imparato ad amare a Napoli: qui, nella stazione Municipio è infatti esposta una delle sue opere. “Grazie a Michal ho scoperto poi un mondo e un paese affascinanti e ho capito che Israele è di fatto l’avamposto culturale dell’Europa. A sedurmi sono stati soprattuto la determinazione e l’ottimismo delle persone che ci vivono”.
Perché il 90 per cento delle vita artistica israeliana gravita attorno a Tel Aviv? La domanda posta al Oren Hadar: “perché è una città dagli spazi stretti, in cui gli artisti entrano continuamente in contatto tra di loro, dialogano, si sfidano; è una dimensione urbana complicata, a tratti conflittuale, il cui costo della vita è alto e devi avere la capacità di confrontartici. Tutto questo insieme stimola la creatività”.
d.r.
(9 novembre 2015)