Setirot – Duri e puri
Rileggendo un vecchio testo di Claudio Magris su Memorie di un antisemita di Gregor von Rezzori.
”… un capolavoro creativo fa capire come quell’orrore abbia potuto succedere e non trovare vera resistenza in tante persone di retto sentire, amiche o innamorate di ebrei ed ebree, ammiratrici della grandiosa civiltà ebraica di cui si sentivano pure partecipi e da cui erano affascinati, mai capaci di commettere e nemmeno di immaginare violenze contro gli ebrei eppure intrise di quei (magari di per sé innocui o quasi) pregiudizi antiebraici, di quel sentimento della diversità ebraica torbido anche solo per una sfumatura che finivano per costituire un humus che di per sé non avrebbe mai generato Auschwitz, ma in cui i semi di Auschwitz trovavano un terreno in cui poter prosperare…”. Ho sempre pensato – e continuo a sostenere – che ogni parallelo tra gli anni Trenta del Novecento e l’oggi sia tanto errato quanto scellerato, e però come nascondersi le analogie che legano una certa miopia di allora a una certa cecità contemporanea?
Chissà perché mi vengono in mente i BDS duri e puri, quelli che tutto ciò che è israeliano (o talvolta ‘semplicemente’ ebraico) è Male.
Stefano Jesurum, giornalista
(12 novembre 2015)