Speciale DafDaf – Melamed
L’accoglienza spiegata ai ragazzi
Dopo Parigi cosa è cambiato

DD 62 speciale accoglienzaSono giorni difficili. Difficili per gli adulti, certamente, ma sono sicuramente difficili anche per i bambini, che fra la tensione che percepiscono, le notizie che sicuramente li hanno raggiunti e il lavoro di quelli che hanno cercato e stanno cercando in queste ore di spiegare loro cosa è successo a Parigi, è probabile si stiano chiedendo cosa fare dei messaggi di apertura e disponibilità che fino alla scorsa settimana erano al centro di molti discorsi. Impossibile escludere che si stiano chiedendo perché fino a qualche giorno fa l’accento fosse sull’importanza di accogliere, aiutare, sostenere e integrare da noi le migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalla sofferenza, e ora invece di guerra si parli riferendosi a un paese europeo, con discorsi che non escludono la chiusura delle frontiere. Sul numero 62 di DafDaf, in distribuzione in questi giorni, alcune pagine sono state dedicate al valore dell’accoglienza, e della solidarietà. Proprio quei valori che vengono da alcuni messi in discussione in questi giorni. La redazione del giornale ebraico dei bambini resta fortemente convinta che i suoi piccoli lettori – e tutti i bambini del mondo – abbiano il diritto di guardare al futuro con fiducia, e che la loro capacità di continuare a credere in valori positivi sia importantissima, e una garanzia per tutti noi. E che alla guerra e a controllare chi entra ed esce dai nostri paesi e nelle nostre città debbano eventualmente pensare gli adulti, non i bambini. Per questo riproponiamo qui le pagine del numero 62 di DafDaf, con l’impegno di continuare a proporre argomenti forse difficili, ma in cui molto crediamo, e che vorremmo offrire come spunto a tutti coloro – grandi e piccoli lettori – che continuano a dare fiducia mese dopo mese al giornale ebraico dei bambini.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

Accoglienza, Solidarietà

Il primo principio che dobbiamo tenere a mente quando vediamo una persona in gravi difficoltà, ha ricordato rav Giuseppe Momigliano, è: “Di fronte a una persona in pericolo non possiamo esimerci dall’intervenire”. Rav Momigliano, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana e rabbino capo di Genova, ha spiegato che è importante riflettere, e capire quanto accade in Italia e in Europa, dove centinaia, migliaia di persone sbarcano sulle nostre coste e attraversano confini in cerca di una vita migliore, in fuga dalla guerra e dalla povertà.

bateauA loro ha aperto le porte il Memoriale della Shoah di Milano, Binario 21, l’istituzione della città che ha deciso di ospitare alcune di queste persone al suo interno. Sono state oltre 3000, dallo scorso giugno, e ad aiutarli ci sono i volontari della Comunità di Sant’Egidio, un’organizzazione molto nota in Italia per il suo impegno verso il prossimo, insieme alla Comunità ebraica di Milano – che ha regalato vestiti sia per gli adulti che per i bambini – mentre ai pasti pensa l’associazione Beteavon (in ebraico buon appetito) che fa parte della cucina sociale del Merkos, il ramo educativo del movimento chiamato Chabad‐Lubavitch.

Rav Igal Hazan, direttore di Beteavon, ha spiegato: “La Torah dice: ‘E amerete lo straniero perché foste stranieri in Egitto’. Il popolo ebraico, che ha vissuto anche di recente il dramma dell’essere profugo, ha come valore fondamentale l’aiuto e l’amore per chi è costretto a fuggire. Ci è sembrato naturale in un momento difficile come questo – sottolineava il rav – dare un aiuto concreto cucinando e distribuendo pasti caldi per chi si trova in una situazione di emergenza”.

gareTra le persone che sono state per un po’ a Binario 21 c’era anche una sorridente bimba eritrea di sei anni, arrivata a Milano dopo aver percorso con i genitori, poco più che ventenni, circa tremila chilometri, a piedi. È un tratto di strada lungo due volte il percorso che in autostrada divide Torino da Catania, in pratica tutta l’Italia. E loro lo hanno fatto a piedi, attraversando il deserto, costretti a lasciare dietro di loro la casa, gli affetti, gli amici. Per questo è importante ci sia una mano tesa una volta arrivati.

policeAll’accoglienza la Comunità ebraica di Milano ha dedicato un intero festival, “La Tenda di Abramo”, dal racconto biblico in cui si parla proprio di una tenda che il patriarca Abramo teneva sempre aperta, su tutti i quattro punti cardinali (nord, sud, est, ovest) per accogliere senza limitazioni ogni ospite, condividendo con lui il cibo e la tavola.

“I nostri rabbini ci ricordano che non c’è niente che avvicini di più le persone come il mangiare e il bere insieme. Se apro la mia casa, se invito alla mia tavola, faccio un gesto concreto di accoglienza e concretamente dimostro il mio amore verso il prossimo”, ha spiegato il rabbino capo Alfonso Arbib, per sottolineare il valore dell’ospitalità e della solidarietà.

E a Firenze e Torino le rispettive Comunità ebraiche hanno deciso di ospitare all’interno di una casa di loro proprietà alcuni profughi per fare un’azione concreta e dare seguito al comando “Ama lo straniero, perché anche tu lo fosti”.

Binario 21

DD 62 valori - box Binario 21È il Memoriale della Shoah di Milano, che sorge in un’area della Stazione Centrale sotto ai binari ferroviari. L’area in origine serviva a caricare e scaricare i vagoni postali, a cui si arrivava direttamente da Via Ferrante Aporti, ma tra il 1943 e il 1945 fu il luogo in cui centinaia di deportati venivano caricati su vagoni merci che venivano sollevati tramite un elevatore e trasportati così al piano dei binari.
Una volta posizionati alla banchina di partenza, venivano agganciati ai convogli diretti ai campi di concentramento. Sul convoglio partito dal binario 21 nella mattina del 30 gennaio 1944 c’era Liliana Segre: aveva 13 anni e partì con suo padre, che non tornò da Auschwitz. Liliana Segre è una dei pochissimi superstiti: dei 605 ebrei deportati quella mattina ne tornarono a casa solo ventidue. È lei ad aver voluto che all’entrata del Memoriale di Milano comparisse la grande scritta “INDIFFERENZA”, come monito e ricordo di tutti quei concittadini italiani che di fronte alla persecuzione degli ebrei girarono lo sguardo. 

Le p’tit Libé

DD 62 valori box Le p'tit LibéC’è un giornale, in Francia, che si chiama Libèration, che ha pensato ai giovani lettori. È uscito da poco il primo numero di “Le p’tit Libé”, il piccolo Libé (che è poi il soprannome con cui tutti conoscono il quotidiano), che si concentra su un argomento assolutamente d’attualità, e si intitola, appunto, “I migranti”. Spiega cosa è davvero un migrante, da dove vengano e dove vorrebbero andare le migliaia di persona in fuga, e racconta la storia di una di loro, una ragazzina siriana di dieci anni. Sia le illustrazioni che le fotografie – che abbiamo ripreso in queste pagine – sono bellissime, e vale davvero la pena di andare a vedere questo primo numero, in attesa delle prossime puntate.

per info: http://www.liberation.fr/apps/ptit-libe/#/1/

Per capire meglio
di Rav Alberto Moshè Somekh

“Non opprimere lo straniero: voi infatti conoscete l’animo dello straniero, perché foste stranieri in terra d’Egitto” (Es. 23,9). È questo uno dei moniti più attuali della festa di Pesach, in cui commemoriamo l’uscita dalla schiavitù. Se da un lato l’etica biblica ci sollecita ad accogliere gli stranieri a nostra volta, dall’altro sappiamo però che il livello più alto di Tzedaqah nei confronti dei poveri e derelitti consiste nel fornire loro la possibilità di mantenersi stabilmente con le proprie forze. Le popolazioni più sviluppate devono provvedere a contenere il gap rispetto a quelle meno fortunate, fornendo loro non solo aiuti economici, ma anche i mezzi per la diffusione della cultura, che la tecnologia più avanzata mette a disposizione a basso costo in abbondanza. Piuttosto che accogliere profughi a dismisura in Occidente, rompendo gli equilibri della popolazione mondiale, sarebbe meglio aiutare il prossimo a rifarsi una vita nelle sue terre (“D. ha udito la voce del fanciullo – Ismaele – lì dove si trova”: Gen. 21,17). Fatti gravissimi, come quelli accaduti a Lampedusa lo scorso autunno, richiamano le nostre coscienze sul divieto di stare inerti dinanzi al sangue del nostro prossimo (Lev. 19, 16). 

DafDaf 62, novembre 2015

(17 novembre 2015)