Ticketless – Bachalom
Sarebbe bello pensare agli attentati di Parigi come a un brutto sogno, non è così purtroppo.
È tutto vero, purtroppo, quello che s’è visto in televisione. Da venerdì sera siamo entrati in una realtà spettrale, buia, un mondo alla rovescia che speravamo di aver eliminato dalla nostra quotidianità, come se un incubo del passato ritornasse a turbare il nostro sonno.
Per necessità, per legittima difesa, dobbiamo imparare a parlare di meno ed a fare di più e se proprio dobbiamo parlare o scrivere dobbiamo di nuovo attrezzarci. Per legittima difesa, in un mondo alla rovescia anche il linguaggio rivendica le sue esigenze, come ci ha insegnato Strauss in un celeberrimo saggio su Scrittura e persecuzione. Vanno ritrovati dei nuovi linguaggi. “Bachalom”, in sogno, dicevano i nostri Padri, che per rimuovere la paura avevano escogitato gerghi di autodifesa, dai quali, per prudenza, la negatività era bandita.
Per una non voluta coincidenza è uscito domenica scorsa sull’inserto settimanale del Corriere (“La lettura”, 15 novembre) un mio articolo sui gerghi in uso nei negozi di stoffe della Torino di fine Ottocento. Dai padroni di quei fondachi, cresciuti prigionieri nel ghetto, ci giunge un ammonimento che può servirci da protezione contro la barbarie. Se la positività sembra non esistere più, meglio sarà bandirla dal nostro lessico famigliare. Volendo esprimere una qualità positiva, meglio sarà, da domani, negare la negatività.
Alberto Cavaglion
(18 novembre 2015)