Parigi ai governi d’Europa:
“Sospendiamo Schengen”
“Le frontiere della Francia resteranno chiuse” dice il presidente Hollande a margine delle operazioni anti-terrorismo condotte ieri a Saint-Denis e mentre le polizie di tutta Europa sono sulle tracce del regista degli attentati, Abdelhamid Abaaoud. La stessa richiesta di sospensione del trattato di Schengen – specifica Repubblica – sarà portata anche al consiglio straordinario dei ministri degli Interni previsto per domani, mentre il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker ha annunciato maggiore flessibilità sulle spese per sicurezza e antiterrorismo.
Nelle stesse ore, dall’Fbi arriva l’allarme diretto ai servizi segreti italiani: Roma e Milano, in particolare, sarebbero a rischio. La Stampa riferisce di un innalzamento del livello di sicurezza in tutta Milano da giovedì scorso, cioè dal giorno dell’agguato a Nathan Graff, esponente del movimento Chabad raggiunto da più coltellate all’uscita del ristorante Carmel. “Di fatto da quel momento e ancor più dopo l’attacco di Parigi – si legge – tutti i luoghi sensibili della città sono stati posti sotto stretta sorveglianza con un aumento delle pattuglie militari e della polizia: non solo il quartiere ebraico con la sua scuola e i ristoranti kosher, ma anche il Duomo, la Scala, Sant’Ambrogio, le varie sedi consolari, il palazzo di giustizia”.
Marsiglia, prof ebreo accoltellato. Prima gli hanno rivolto insulti antisemiti e minacce, poi lo hanno accoltellato a un braccio e a una gamba. La vittima, un professore di storia di una scuola ebraica di Marsiglia che stava lasciando l’edificio con in testa la kippah. Tre gli aggressori che si sono qualificati come membri dell’Isis, secondo quanto riferito dagli inquirenti ai media francesi. “Arrivati a bordo di due scooter – scrive il Corriere – hanno avvicinato il professore e gli hanno mostrato una foto di Mohamed Merah, francese estremista islamico che nel 2012 compì diversi attacchi nel Paese. Poi le coltellate e la fuga, accelerata per l’arrivo di un’auto”. Il professore non è fortunatamente in pericolo di vita.
Milano, cultura contro la barbarie. “Non dobbiamo cadere nella trappola mortale dei terroristi, ma rifiutare qualsiasi generalizzazione e attribuzione di colpe collettive”. Questo l’appello rivolto dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna – e riportato sia dal Corriere sia da Repubblica – nel corso della giornata che la città di Milano ha voluto dedicare al ricordo dell’archeologo custode di Palmira morto per mano dell’Isis, Khaled al-Asaad, organizzata e voluta dall’Associazione per il Giardino dei Giusti. “Come spesso è accaduto nei secoli passati – ha sottolineato Gattegna – quando la libertà è stata calpestata e violata i primi ad essere colpiti sono stati gli ebrei. Ma subito dopo, tutti sono stati colpiti e ora la storia si ripete: negli ultimi anni sono stati colpiti luoghi di culto, istituzioni, scuole, musei delle Comunità ebraiche di Tolosa, Parigi, Bruxelles, Copenhagen, e diversi altri; quattro giorni fa qui a Milano c’è stato un accoltellamento e poche ore dopo nessun francese, ovunque fosse, nello stadio, nella sala concerti, nei ristoranti si è sentito garantito nella propria sicurezza, nel proprio paese, colpito in contemporanea da gravissimi e sanguinosi attentati”.
“Noi, a porte aperte”. “Noi possiamo solo continuare a fare, come tutti i giorni, la nostra parte. E cioè qualcosa che aiuti a capire. La cultura è complessità, è accettazione della diversità. Queste forme di terrorismo cercano la semplificazione, bene/male, vero/falso: una cultura della morte, dell’uccidere e dell’uccidersi, che più che alla cultura appartiene all’ignoranza”. Questo il commento di Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, che sulle pagine del Giorno nega l’intenzione di mettere guardie armate alla porta, mantenendo il teatro “un luogo aperto”.
L’Europa? A lezione da Israele. Il Foglio ospita gli interventi di vari analisti israeliani sulla situazione europea, concordi nel definire lo Stato ebraico “l’unico esempio di democrazia che sa come si combatte il terrorismo”. “Israele ha costruito se stesso mentre fisicamente lottava contro gli stati arabi e i terroristi devoti alla sua distruzione” afferma tra gli altri Dan Schueftan, che ha anche lavorato come consigliere prima di Yitzhak Rabin e poi di Ariel Sharon.
La scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali, in un intervento tradotto da Repubblica, dice: “È vero che oggi gli estremisti islamici in Israele usano coltelli e automobili come armi principali, ma lo fanno perché è semplicemente impossibile organizzare attacchi come quelli di Parigi. Invece di demonizzare Israele bisogna chiamare in Europa i loro esperti per sviluppare una strategia antiterrorismo”.
E tra le numerosissime voci riportate dai quotidiani italiani, Repubblica traduce un editoriale dell’economista premio Nobel Paul Krugman, il quale afferma che la strategia di uccidere persone a caso nei ristoranti e ai concerti è specchio della debolezza di fondo di chi la pone in atto. “Non porterà a fondare un califfato a Parigi. Però un effetto lo ha, instilla la paura, per questo si chiama terrorismo ed è sbagliato attribuirgli dignità di guerra. Non intendo con questo minimizzare l’orrore – specifica quindi Krugman – ma evidenziare che il maggior pericolo per la nostra società non deriva dai danni diretti che il terrorismo infligge, bensì dalle reazioni sbagliate che è in grado di provocare”.
Israelitico verso il commissariamento. L’Autorità anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, ha acquisito l’ordinanza di custodia cautelare del gip relativa all’inchiesta della Procura di Roma per falso e truffa che ha coinvolto funzionari e medici dell’Ospedale Israelitico e gli atti relativi ad alcune ispezioni condotte ieri dalla Guardia di finanza. Sulla base di questa documentazione, scrive il Messaggero, “l’Authority sta per avanzare al prefetto la richiesta di commissariamento”.
“Non in mio nome”. È il titolo della manifestazione indetta per sabato a Roma dall’Unione Comunità Islamiche Italiane (Ucoii), segnalata tra gli altri dalle pagine romane del Corriere. “Quello che è successo a Parigi è una tragedia”, sottolinea il presidente Izzedin Elzir, e simili atrocità non sono compiute “in nome dei musulmani, né di nessun essere umano”. L’invito, specifica Elzir, “è aperto a tutti,musulmani e non, a tutte le fedi religiose, perché vogliamo condividere tutti uniti questo grande abbraccio al popolo francese”.
Minuto di silenzio, sei alunne escono dall’aula. Sei alunne quindicenni, musulmane figlie di immigrati nordafricani, lunedì mattina si sono alzate dal banco e sono uscite dall’aula durante il minuto di silenzio che nelle aule scolastiche doveva rendere omaggio ai morti di Parigi. È successo in un istituto tecnico di Varese, e l’episodio ha scatenato una bufera tale che, riporta il Corriere, è stato oggetto di discussione persino al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza ogni settimana convocato in prefettura. Anche la Digos ha avviato accertamenti. Surreale la difesa della preside dell’istituto: “Volevano capire perché commemorare solo Parigi e non l’aereo russo o Beirut. Il gesto è stato una richiesta di aiuto a capire quale sia la discriminante nella valutazione dei morti; la scuola deve educare, formare e raccogliere gli interrogativi posti dagli alunni”.
Fotografano Maometto, allerta a Palazzo Pitti. Foto mirate a un affresco, forse scatti al percorso che conduce a quella sala. I carabinieri del nucleo di Tutela patrimonio culturale non lo ritengono un episodio da sottovalutare. E da alcuni giorni, riporta il Corriere Fiorentino, stanno cercando di dare un nome a due turisti. Non due turisti qualsiasi ma due uomini, quasi certamente arabi, che hanno attirato l’attenzione dell’Arma. Il fatto è accaduto a Palazzo Pitti.
Dialogo a tavola. Trovare le radici comuni e aprire il dialogo attraverso il cibo. Da questo principio è nata al milanese Luca Poggiaroni l’idea di organizzare una serie di cene a cui invitare ebrei e musulmani, un progetto la cui necessità è stata rinforzata dall’aggressione a Nathan Graff. “Un imam e un rabbino. Intellettuali, imprenditori, ma anche cittadini milanesi, che vogliano confrontarsi davanti a un menù che fonda le due tradizioni: che mai come in questo caso hanno una storia enogastronomica comune e ricca di contaminazioni”, spiega al Corriere Milano.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(18 novembre 2015)