Ticketless – La Marsigliese
Leggo che Rossana Rossanda, dopo gli ultimi eventi, ha dichiarato di non sentirsela più di indicarci una linea. Pur non provando nostalgia per il tempo in cui si dettavano le linee, pare difficile darle torto. Andrebbe tuttavia precisato come il caos nel quale stiamo sprofondando abbia radici lontane, molto molto lontane e la linea che Rossanda dice di aver smarrito era già un arabesco oscuro, un segmento a zig zag quando a lei sembrava un diritto, luminoso cammino.
Per quanto possa sembrare stravagante il caos che ci circonda si misura proprio ascoltando la Marsigliese.
È cantata a gran voce ovunque, ma non vedo in giro molti che che abbiano il coraggio di riconoscere quanto gli ideali borghesi di democrazia e di libertà nati dalla Rivoluzione francese siano stati derisi nel secondo dopoguerra, come un attrezzo del passato. Anche in Francia erano altre le fascinazioni. Capita, in queste tragiche ore, fatte le debite proporzioni, di provare la stessa malinconia che in Italia avvertiamo quando ascoltiamo le note di Bella Ciao ripetute nelle più diverse situazioni, da chi nulla sa di Resistenza.
Tornano a mente gli ugonotti descritti da Italo Calvino nel Visconte dimezzato, che intonavano i salmi senza ricordarne le parole. Solo il più vecchio di loro, Ezechiele, capisce e ricorda, ma si guarda bene dal dettare una linea, limitandosi a ripetere ciò che da una settimana insieme a tutte le persone di buon senso esclamiamo con rabbia: “Peste e carestia!”.
Alberto Cavaglion
(25 novembre 2015)