Qui Firenze – Sulle note di Basevi
Inserendosi nel tema di Firenze Capitale, che domina attualmente il panorama culturale cittadino, nel corso di un incontro del Gruppo di studi storici, attivo nella Comunità ebraica da un ventennio, Liana Funaro ha tenuto una brillante lezione, seguita con molto interesse, su “Abramo Basevi: musica ed ebraismo negli anni di Firenze Capitale”. Il Basevi, nato il 29 dicembre 1818 a Livorno, unico figlio maschio del noto medico Emanuele, per un ventennio cancelliere della Comunità labronica, benché fosse fin da giovane ottimo pianista, per seguire i dettami paterni aveva studiato medicina a Pisa, ma non appena conseguita la laurea si era trasferito a Firenze, dedicandosi alla musica. Non è qui il caso di soffermarsi sulle prime sue composizioni musicali (due sue opere liriche furono rappresentate con notevole successo) ma basti dire che fu chiamato nel 1860 a dirigere il Conservatorio Cherubini appena costituito dal governo provvisorio e dove subito costituì la Società del quartetto, con una sua propria pubblicazione, il “Boccherini” e il concorso annuale di composizione per quartetti d’archi. Quelli premiati nei primi tre anni sono stati recentemente suonati nelle manifestazioni tenute al Conservatorio cui il Basevi, privo di eredi, ha lasciato tutte le sue carte musicali mentre la ricchissima biblioteca fa ora parte del patrimonio della Riccardiana. Ma oltre che musicista e compositore il Basevi fu un grande critico musicale di cui testimonia il suo importante lavoro sulle opere del Verdi e tenne rapporti con i maggiori compositori dell’epoca, in particolare Wagner, con cui però ruppe i rapporti dopo il suo dichiarato atteggiamento antisemita. Dopo la morte, nel 1869, del padre, cui era molto legato, si dedicò soprattutto ai sui amati studi filosofici, ma si interessò anche di musica sinagogale dando preziosi consigli quando, poco prima della sua morte nel 1885, fu inaugurata a Firenze la nuova sinagoga per la quale fu scelto il rito sefardita importando quindi melodie anche da Livorno.
Lionella Viterbo
(30 novembre 2015)