Qui Roma – Il secolo di Georges Loinger
Tra Resistenza e Exodus
In 105 anni di vita, Georges Loinger ha vissuto decine di esistenze diverse: è stato un giovane soldato dell’esercito francese fatto prigioniero dai tedeschi, l’animatore della Resistenza ebraica durante l’occupazione nazista e uno dei principali protagonisti della vicenda legata ad Exodus, la nave partita nel 1947 dall’Europa per far arrivare nell’allora Palestina i sopravvissuti alla Shoah. Ospite di una serata organizzata dalla sezione italiana dell’associazione Keren Kayemeth LeIsrael, Loinger ha affascinato il pubblico accorso numeroso con la sua vis e i suoi travolgenti racconti.
A introdurlo, Raffaele Sassun, presidente del KKL Italia: “Quelli che abbiamo di fronte – esordisce – sono giorni difficili, acuiti dal fatto che sembra quasi che nessuno faccia nulla di fronte al tentativo di cancellare la civiltà. L’unica soluzione è non perdere la propria identità, trattarla come un valore imprescindibile”. “Nel Pirkei Avot – prosegue – si dice che laddove non ci siano più uomini bisogna essere un uomo. Georges Loinger è sempre stato un uomo, non si è adagiato o riposato”.
Ad intervenire in apertura, anche Emanuel Segre Amar, tra coloro che hanno collaborato all’organizzazione dell’incontro.
A prendere la parola è infine Loinger, che in barba ai suoi 105 anni, si avvicina al microfono e inizia a raccontare la sua incredibile vita: “Quando l’esercito di Hitler sbaragliò quello francese, ero un soldato – ricorda – Mi fecero prigioniero insieme ai miei compagni e da subito ebbi paura che scoprissero la mia fede ebraica e mi uccidessero. Invece non mi fecero niente. I giorni passavano e mia moglie mi disse che aveva bisogno di me. Decisi allora di evadere e tentare di tornare in Francia e ci riuscì”. Una volta tornato in patria, si unisce alla Resistenza ebraica: “Non volevamo morire, volevamo vivere”, spiega. Lì iniziò eroicamente il suo salvataggio dei bambini ebrei francesi: “Molti venivano nascosti dalle famiglie non ebraiche, ma alcuni di questi bambini erano molto religiosi e avevano bisogno di crescere in un ambiente ebraico. Mi impegnai allora per farli passare la frontiera e farli arrivare in Svizzera”.
A quel punto fu cruciale il ruolo di un soldato dell’esercito italiano, che al confine decise di disobbedire a Hitler e far passare i piccoli: “Un gesto – racconta – che non dimenticherò mai”. Ma, dopo aver messo al sicuro la propria famiglia, George Loinger decide di rimanere e combattere: “Ero un soldato francese, un resistente, il mio posto era la Francia”, spiega. Così, finita la guerra, inizia per lui una nuova rocambolesca missione: quella della nave Exodus. “Allora ero il direttore in Francia della compagnia navale Zim. Ricordo che vennero da me due persone e mi iniziarono a parlare in ebraico. Li dissi che non capivo niente e per fortuna riuscimmo a parlare in tedesco. Mi raccontarono il progetto di Exodus e di come essa avrebbe dovuto trasportare 4500 persone sopravvissute alla Shoah per farle arrivare in Palestina e garantire così un futuro. Devi aiutarci, mi dissero, e così feci”. Fu così che da Marsiglia la nave partì verso Haifa e riuscì a raggirare gli inglesi, spiega Loinger, “grazie ai suoi motori potentissimi che permettevano di farla andare più veloce del normale”. Ma questa, è un’altra storia.
r.s. twitter @rsilveramoked
(30 novembre 2015)