Lotta al terrorismo islamico,
i leader mondiali a confronto
La conferenza sul clima di Parigi è oggi al centro delle cronache dei giornali italiani, in particolare per i vari incontri tra i leader mondiali avvenuti a margine dei lavori per discutere di lotta al terrorismo ed equilibri internazionali. Grande rilievo in merito ha avuto il colloquio tra il presidente statunitense Barack Obama e quello russo Vladimir Putin, raccontato dalla Stampa. “L’ostacolo principale alla collaborazione – si legge sul quotidiano torinese – resta il destino di Assad. La Casa Bianca infatti punta sul processo politico avviato durante il recente incontro di Vienna per stabilizzare la Siria e concentrare le forze di tutte le parti coinvolte contro lo Stato islamico”. Ma per procedere su questa strada, si legge ancora, “è necessario che la Russia accetti l’uscita di scena del leader di Damasco come punto di arrivo della transizione”.
Putin dal suo canto ha rifiutato di incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a differenza di Obama che ha dunque assunto il ruolo informale di mediatore. Il presidente russo ha invece parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e, secondo Libero, la collaborazione militare già avviata nei giorni scorsi tra i due Stati “si sarebbe intensificata” con il premesso accordato da Israele ai jet di Mosca di sorvolare una striscia del suo spazio aereo per colpire i terroristi islamici nel sud della Siria.
Il consiglio dei ministri tedesco voterà intanto oggi per il via libera alla missione contro il Califfato, e anche in Gran Bretagna il premier David Cameron ha comunicato che il voto per autorizzare il governo a effettuare raid in Siria è stato fissato per domani. Una questione che, riporta Repubblica, spacca in due il partito laburista guidato da Jeremy Corbyn, contrario ai bombardamenti, il quale dopo un lungo braccio di ferro ha deciso di lasciare libertà di scelta ai suoi elettori, che non dovranno dunque adeguarsi alla posizione espressa dalla leadership.
Rohani in Italia a gennaio. È stata rimandata alla seconda metà di gennaio la visita ufficiale in Italia del presidente iraniano Hassan Rohani, prevista inizialmente per il 14 novembre scorso e annullata dopo gli attacchi terroristici di Parigi. Questa l’indiscrezione riportata dalla Stampa a margine della missione economica a Teheran guidata dal viceministro Carlo Calenda e dalla vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli, con Ice, Abi e Sace.
L’accusa di Prodi: niente pace con Netanyahu. “Il conflitto israelo-palestinese rimane l’origine e la madre di tutti i conflitti, ma finché al governo di Israele ci sarà Netanyahu la pace è impossibile”. Così l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi in una intervista al Fatto Quotidiano. “Israele – dice ancora – non pensa sia importante trattare con l’Italia, è più che essere irrilevanti. Nonostante la nostra natura di Paese del Mediterraneo. È un segno di ingratitudine. Tra l’altro le nostre forze armate proteggono i loro confini in Libano. Il discorso così filoisraeliano di Renzi a Gerusalemme nel luglio scorso pensavo che sarebbe servito”.
I veleni dell’ayatollah. Messaggio dell’ayatollah Ali Khamenei destinato “a tutti i giovani dei paesi occidentali” in cui vengono condannati gli attacchi di Parigi e si esprimono “odio e ripugnanza” nei confronti dei loro autori. Tuttavia, sottolinea Repubblica, Khamenei punta il dito anche contro l’Occidente e Israele. “Sono ormai pochi a non conoscere il ruolo degli Stati Uniti nella creazione, rafforzamento e armamento di Al Qaeda, dei Taliban e del loro malvagio seguito”. Un altro aspetto di contraddizione, sostiene il leader iraniano, “è visibile nel sostegno a Israele”.
La Jihad e il conflitto di civiltà. “Origini, campi di battaglia, comandanti militari e leader rivali di questo conflitto ripropongono una riedizione contemporanea della contesa fra sciiti e sunniti per la guida dell’Islam che inizia all’indomani della scomparsa di Maometto nell’anno 632 e si sviluppa oggi in uno scontro fra opposti modelli di islamizzazione. È un conflitto di civiltà che si consuma all’interno del mondo musulmano e vede i maggiori contendenti puntare a unificare l’Islam sotto la propria egemonia. Così Maurizio Molinari, corrispondente da Gerusalemme per La Stampa (di cui a gennaio assumerà la direzione), descrive il fenomeno jihadista e gli equilibri mediorientali nel suo nuovo libro Jihad. Guerra all’occidente, in uscita venerdì da Rizzoli, uno stralcio della cui introduzione è pubblicato oggi sulla Stampa.
Giubileo, niente urtisti vicino al Vaticano. Camion bar, artisti e venditori ambulanti non potranno operare nell’area vicino al Vaticano per tutto il periodo giubilare. È quanto ha stabilito la Questura di Roma per ragione di ordine e di sicurezza. Come scrive il Tempo, il Campidoglio ha già chiamato a raccolta gli ambulanti per comunicare il provvedimento (che è già stato eseguito).
Israelitico, nuovo presidio dei lavoratori. Circa 1500 le lettere di solidarietà invitate da pazienti e loro familiari ai lavoratori dell’Ospedale Israelitico (che si riuniranno quest’oggi davanti alla Prefettura per un nuovo sit-in). A riportarlo è Repubblica. Sempre in queste ore è prevista la nomina del commissario designato dal prefetto Gabrielli, che affiancherà il commissario di nomina comunitaria (Alfonso Celotto).
Il presepe di Salvini. Continua il dibattito su scuola e libertà religiosa apertosi con la decisione di sostituire il concerto di natale con un “concerto d’inverno” presa dal preside di un istituto di Rozzano, davanti al quale ieri hanno manifestato tra gli altri il leader della Lega Matteo Salvini con in mano un presepe e l’ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini intonando canti natalizi (Corriere della sera, tra gli altri). Intanto fa notizia la cancellazione della visita pastorale dell’arcivescovo in una scuola di Sassari. Una decisione motivata dalla paura di urtare la sensibilità dei bambini di altre religioni.
“Una certezza è che l’indiscutibile tradizione cristiana del nostro paese non deve essere rimossa, o snaturata, per non urtare suscettibilità troppo suscettibili”, scrive Michele Serra su Repubblica. “Una seconda certezza – continua – che non si oppone alla prima e anzi la rafforza, è che questa identità, se viene brandita come un’arma, non importa se di difesa o di offesa, diventa una imposizione escludente e detestabile, e non solamente in linea di principio, ma in linea pratica: perché esistono italiani cattolici, italiani musulmani, italiani ebrei e italiani atei (per non dire delle altre infinite variabili)”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(1 dicembre 2015)