“Memoria, questi i nuovi orizzonti”
Fresco di nomina alla guida della delegazione italiana presso l’International Holocaust Remembrance Alliance, l’ambasciatore Sandro De Bernardin (nell’immagine in basso, con il demografo Sergio Della Pergola) trasmette entusiasmo e voglia di fare.
Volto noto della diplomazia italiana, con numerosi incarichi di rilievo alla Direzione generale per gli affari politici e di sicurezza della Farnesina, De Bernardin è stato ambasciatore italiano in Israele. La sua competenza su Memoria, ricerca ed educazione, i temi chiave dell’IHRA, va di pari passo con una attenzione sviluppata durante lunghi anni di lavoro su argomenti sensibili e le sue prime parole sono volte a sottolineare l’importanza di una istituzione internazionale nata nel 1998 – si chiamava allora Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance, and Research (ITF) – su iniziativa del primo ministro svedese. Goran Persson era rimasto colpito dai risultati di un sondaggio che mostrava come moltissimi studenti non fossero convinti di quanto avvenuto durante la Shoah.
Ne seguì un dibattito sull’educazione alla Memoria, in Svezia, che portò a una intensa azione diplomatica sfociata nel 1998 in quello che sarebbe stato il primo incontro dell’attuale IHRA. Con un referente per la parte accademica come lo studioso della Shoah Yehuda Bauer, docente alla Hebrew University di Gerusalemme, e ampio sostegno internazionale, l’organizzazione ha avuto fra i suoi membri Germania e Israele già nel 1998, mentre l’Italia è entrata l’anno successivo.
Sono oggi 31 i paesi membri, più otto osservatori, ma il lavoro svolto in più di quindici anni di attività è oggettivamente poco noto, e non stupiscono le parole dell’ambasciatore De Bernardin: “Sono innanzitutto convinto che questo particolare network dovrebbe essere conosciuto di più. E dovrebbero essere noti a tutti gli straordinari risultati a cui si è arrivati negli anni, grazie soprattutto all’intenso e costante scambio di esperienze tra i paesi membri”. A poche settimane dalla nomina da parte del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, De Bernardin è deciso nel far sue le linee d’azione dell’istituzione: educare, stimolare la ricerca accademica, sostenere la conservazione dei siti della Memoria e sviluppare una comunicazione efficace.
“Sul fronte dell’informazione e della comunicazione mi sento molto tranquillo perché nella suddivisione di ruoli all’interno della delegazione italiana questa responsabilità è affidata a Simonetta Della Seta, ovviamente con il supporto di tutti e in particolare con l’aiuto, come per tutto quello che riguarderà il nostro lavoro, della Direzione generale scuole del Miur”.
Non è una scelta uniforme fra tutti i paesi membri, quella che ha identificato nel Miur l’istituzione governativa responsabile di definire componenti e obiettivi della delegazione nazionale, ma in Italia – spiega De Bernardin – si è trattato di una volontà consapevole e ben precisa di porre l’accento sull’educazione. “Di ritorno dalla riunione plenaria che si tiene ogni sei mesi, e che a inizio novembre ha avuto luogo a Debrecen, in Ungheria – paese che ha la presidenza nel 2015, seguiranno Romania e Svizzera – abbiamo lavorato a un’agenda italiana, attualmente nelle mani del ministro Giannini”.
E a Debrecen era forte la consapevolezza della particolare pressione che la crisi internazionale in atto mette su temi tanto sensibili. “L’afflusso di persone in cerca di asilo rischia oggettivamente di stimolare reazioni di insofferenza, intolleranza e xenofobia. Un rifiuto dell’altro che ci preoccupa. Abbiamo assistito in queste settimane a una preoccupante escalation che ha visto la chiusura di alcune frontiere e l’utilizzo sempre più frequente di un linguaggio disumanizzante. Credo davvero che in questo momento sia particolarmente importante mantenere saldo il principio che la memoria della Shoah può essere un ottimo anti- doto a questi fenomeni. L’Italia in questo ambito è vista come un paese dall’esperienza consolidata, a cui fare riferimento, soprattutto per quelle nazioni che hanno ancora parecchi problemi da risolvere. Alcuni governi, va detto chiaramente, non sono lontani dalla sensibilità di certi nazionalismi malati, e proprio in questi casi la vitalità dell’IHRA, piacevole sorpresa in queste mie prime settimane di incarico, ha un ruolo importante.” Altro dato di rilievo: ogni paese è sottoposto regolarmente all’esame e alla critica degli altri membri dell’associazione, con cui viene fatta una valutazione sia delle situazione che del lavoro svolto, in un confronto costante che l’ambasciatore De Bernardin definisce “stimolante e salutare per tutti”.
Il lavoro della delegazione italiana si suddivide fra i gruppi di lavoro specializzati: “Per la parte accademica – spiega De Bernardin – posso contare sul professor David Meghnagi, dell’Università di Roma Tre, e su Anna Piperno del Miur per quanto riguarda l’educazione, mentre l’esperienza di Marcello Pezzetti e Sira Fatucci dell’UCEI sono d’aiuto per la commissione dedicata a conservazione e musei”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
Pagine Ebraiche, dicembre 2015
(1 dicembre 2015)