Qui Torino – Comunità, progetti di futuro

Schermata 12-2457358 alle 13.43.02 Positività, energia, slancio verso il futuro. Vanno in questa direzione le parole di Daniele De Paz, presidente della comunità ebraica di Bologna che a distanza di un giorno dal convegno “Piccole Comunità crescono. Ieri, oggi, domani” organizzato negli scorsi giorni a Torino dall’associazione culturale Anavim torna sul confronto avviato. “Sono molto contento di aver parteciapto a una simile occasione di confronto, che è stata utile e stimolante. Avere l’occasione di sentire le relazioni di presidenti e rabbini di comunità che affrontano questioni simili a quelle con cui quotidianamente ci confrontiamo a Bologna è stato non solo utile, ma importante sia per ampliare lo sguardo su realtà differentiche per provare a pensare a proposte future”. Moltiplicare le occasioni di confronto, parlarsi, confrontarsi, cercare soluzioni comuni o al contrario analizzare come situazioni simili abbiano portato a risposte diverse in comunità anche molto vicine fra loro, sono queste le esigenze espresse con forza da tutti i partecipanti, che hanno sottolineato come questo di Torino sia stato un apputamento importante, assolutamente da ripetere. E un passo avanti in questa direzione viene da De Paz, che con molto pragmatismo ha avviato subito un confronto con il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni per proporre di riattivare la Conferenza dei presidenti, luogo preposto proprio al confronto fra coloro che poi le problematiche comunitarie le devono affrontare in prima persona. “Non si tratta di sovrapporsi né sostituirsi all’attuale Consiglio a 52, che in sede Ucei rappresenta proprio le istanze di tutte le ventuno comunità ebraiche italiane, ma di proporsi come supporto ai lavori. Ho intenzione di parlarne nei prossimi giorni anche con il presidente dell’Unione, Renzo Gattegna, per portare avanti rapidamente questa mia idea: si tratta di ridare vita alla conferenza, pensandola come uno strumento organico, un gruppo di lavoro che per le sue stesse caratteristiche non rischia in alcun modo di essere di intralcio al Consiglio ma, anzi, penso possa diventare un punto di forza e impulso al nuovo modo di vedere i rapporti fra Unione e Comunità che da tempo stiamo perseguendo con ottimi risultati”. Così gli interventi del pomeriggio, nella sessione intitolata “…Da oggi a domani”. Alcune realtà significative: quali strategie e quali interventi per Comunità più consapevoli?” che si sono concentrati su questioni pratiche, dalla casherut, con il rabbino capo di Torino Ariel Di Porto, al coinvolgimento di una comunità piccolissima nei numeri, che rav Baniamino Goldstein a Modena ha saputo capire e supportare con effetti estremamente positivi e incoraggianti, mentre rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana ha raccontato la sua esperienza nel lunghi anni trascorsi dal suo insediamento in una comunità non solo piccola, ma anche molto isolata rispetto al panorama dell’ebraismo italiano. E sono stati i presidenti, Dario Disegni per Torino, Vittorio Mosseri da Livorno e Daniele De Paz a ricordare come sia importante trovare un equilibrio fra il coinvolgimento degli iscritti e quel tenere fermo l’impegno per lasciare il segno di una identità forte sul territorio, parte di una politica del fare che coinvolga le istituzioni locali in progetti in cui ognuno si senta partecipe. Non solo Giornata Europea della Cultura Ebraica e Giorno della Memoria, dunque, ma una visione positiva e propositiva che si impegna durante tutto il corso dell’anno e al di fuori degli impegni istituzionali, in cui la concretezza dei tanti progetti portati avanti ogni giorno nelle comunità è segno forte della volontà anche degli insediamenti ebraici più piccoli di mantenere la propria identità. Perché anche le comunità non medie e non piccole, ma veramente “lillipuziane” – definizione proposta da uno dei relatori – tengono ad avere una propria dignità di rappresentanza, basata sul senso di appartenenza e su una storia che è anche tradizione, usi che non vanno persi ma si perpetuano di generazione e possono farsi portatori di quella ricchezza propria di una minoranza che ha molto da raccontare, indipendentemente dalla sua piccola consistenza numerica.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(1 dicembre 2015)