“Tuteliamo la scuola pubblica
dalle interferenze dai politici”
“La scuola deve essere un luogo di educazione alla convivenza in cui ciascuno possa esprimere la propria identità e la propria fede. Il tema è complesso e non esistono soluzioni predeterminate. Ma una cosa è certa: le intromissioni della politica rappresentano soltanto un pericolo”. Rabbino capo della Comunità di Genova e presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia, rav Giuseppe Momigliano esterna a Pagine Ebraiche il proprio disagio per il basso livello della disputa in corso attorno ai fatti di Rozzano (tra i protagonisti odierni il leader leghista Matteo Salvini, che si è recato in visita alla scuola; l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che ha intonato “Tu scendi dalle stelle” all’esterno dell’edificio; l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, giunto sul luogo con le bandiere di Fratelli d’Italia). Un caso comunque utile, riflette il rav, per sollevare molti problemi aperti.
“Siamo in uno Stato laico ed è bene che la scuola insegni a rispettare questa peculiarità. Al tempo stesso, vivendo in un mondo sfaccettato e plurale, è bene che le diverse identità abbiano la possibilità di emergere. Vale per i musulmani, vale per gli ebrei, vale per qualsiasi minoranza. Serve uno sforzo collettivo per mettere a proprio agio tutti, coltivando un equilibro armonico tra molteplici esigenze. L’importante – spiega rav Momigliano – è che non si ceda all’isteria”.
Scuola, laicità, rispetto delle minoranze religiose. Diverse le voci ebraiche sui quotidiani nazionali. Intervistato da Repubblica, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha ribadito ieri che la questione sul tavolo è una: la comprensione delle diversità. La scuola dovrebbe dare spazio e voce alle varie fedi, anche a quelle delle minoranze, dice il presidente dell’Unione. Cosa che però non sempre accade, come testimonia la non paritarietà dell’ora di religione. Sottolinea Gattegna: “Si può fare il presepe, ma bisogna contestualizzarlo spiegare cosa rappresenta, come è nato e cosa c’era intorno quando è nato”.
Sul tema è intervenuto anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, di cui il Corriere della Sera ha pubblicato ieri una lettera. “L’esperienza della presenza ebraica in questo Paese suggerisce un modello di convivenza”, scrive il rav. Modello che si traduce nel concetto di “non rinunciare a se stessi, ma non imporlo agli altri”. Se la maggioranza si riconosce in simboli come il Natale e il presepe non dovrebbe quindi avere complessi a esporli, o limitarsi nell’organizzazione di concerti festivi. “Ma con la avvertenza fondamentale – spiega il rav – che si tratta di attività libere e facoltative senza nessuna conseguenza negativa per chi non le segue”.
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(1 dicembre 2015)