In ascolto
Jazz a Gerusalemme

Maria Teresa Milano Dal 2 al 4 dicembre l’Israel Museum di Gerusalemme ospita il Jazz Festival, evento internazionale di grande livello con la direzione artistica di Avishai Cohen. Alcune delle sale, nonché l’Auditorium e il Yellow Submarine Music Center, che di giorno funziona come scuola per ingegneri del suono e sala prove mentre di sera è un locale molto frequentato in cui trovano spazio concerti rock, jazz e artisti emergenti, risuoneranno per diverse ore al giorno. È un evento spettacolare, in cui il pubblico può ascoltare lo swing tradizionale americano anni ’30, le improvvisazioni e i virtuosismi di pianisti pluripremiati come il venezuelano Edward Simon o le contaminazioni di gruppi come i Joca che combinano samba, baião, maracatu e bossa nova con i suoni dell’Africa e del Medioriente, godendo la bellezza della pittura europea del Settecento, i colori della pop art e i reperti archeologici della sezione Brief History of Mankind.
Il programma è molto interessante e per chi in questo momento non ha la fortuna di trovarsi a Gerusalemme, ecco alcuni consigli di ascolto “da casa”.
Yuria Voltzok Quintet, composto da Yonatan Voltzok (trombone), Yonatan Riklis (piano), Yonatan Levi (basso), Asaf Yuria (sassofono), e Yonatan Rosen (batteria); il repertorio combina standard jazz e brani originali, sempre con lo stesso stile e lo stesso sound: qui un assaggio della bravura di Yonatan Voltzok durante un concerto con la Israeli Big Band.
Trio Duchess, composto da Amy Cervini, Hilary Gardner e Melissa Stylianou, un trio vocale femminile in stile Andrew Sisters e Boswell Sisters, con armonie e moduli in scat molto simili, ma con uno swing meno classico, in cui si lascia spazio a improvvisazioni strumentali dal sound moderno. Al festival di Gerusalemme le tra americane si presentano con gli israeliani Barak Mori (basso), Gadi Lehavi (piano), Yonatan Rosen (batteria) e Alexander Levin (saxofono).
The Ziryab Trio, con Teisir Elias (oud) Nassim Dakwar (violino), e Zohar Fresco (percussioni). Il gruppo è specializzato nello studio approfondito della musica araba e turca del XIX e XX secolo. Al festival si esibisce tra le Hanukkiot della preziosa collezione del museo e di sicuro l’effetto sarà spettacolare. Si tratta di musicisti eccellenti e del loro disco si trovano alcune tracce in rete, ma il mio consiglio è di ascoltare Zohar Fresco (a lungo collaboratore di Noa), in una delle sue performance che lasciano davvero senza fiato.

Maria Teresa Milano

(3 dicembre 2015)