“Uniti, consapevoli, determinati
Così sconfiggeremo il terrore”

“Nella lotta al terrore rifiutiamo ogni sorta di vittimismo, autocommiserazione, autocolpevolizzazione. È fondamentale restare uniti e compatti nella difesa dei nostri valori. È la nostra arma più forte”.
Questa la strada indicata dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che il ministro degli Interni Angelino Alfano ha voluto al suo fianco per presentare “Chi ha paura non è libero” (ed. Mondadori), la sua ultima fatica letteraria dedicata alla minaccia del fondamentalismo islamico e alle iniziative da adottare in risposta alla barbarie.
“Il rischio zero non esiste, dobbiamo esserne consapevoli. Per questo nei momenti di emergenza è importante alzare la soglia. Al tempo stesso è fondamentale andare avanti con la propria vita e con le proprie abitudini. Senza paura”, ha sottolineato il presidente dell’Unione nel corso dell’incontro, condotto da Bruno Vespa all’interno della biblioteca Angelica, e con ospiti anche monsignor Rino Fisichella, l’imam Yahya Pallavicini e la giornalista Monica Maggioni.
Ricordando il contrasto stridente tra la gioia totale e incondizionata prodotta dalla libertà e l’angosciosa vita dei giorni e dei mesi precedenti, Gattegna ha evidenziato un punto di congiunzione tra l’Italia del ’44-45 che si affrancava dal nazifascismo gli ultimi fatti di sangue che hanno sconvolto l’Europa. “Nella mia mente – le sue parole, testimonianza diretta di quanto avvenne a Roma il 4 giugno del ’44 – quei fatti hanno sempre simboleggiato l’eterna lotta, che si ripropone anche oggi, tra due opposte concezioni: una della quali pone alla base il rispetto della sacralità della vita, l’altra invece si fonda nella fanatica adorazione della morte, la morte intesa a volte come supplizio da applicare a chiunque sia diverso o non pratichi la stessa religione o non condivida le stesse idee, la morte come purificazione oppure la morte come proprio martirio indispensabile”.
“La sfida è di non far vincere la paura, di dare sicurezza ai cittadini senza cambiare le nostre abitudini e intaccare le nostre libertà. Il nemico lo abbiamo studiato e lo conosciamo bene. Sappiamo quanto sia insidioso e forte; ma i nostri valori democratici e i nostri principi liberali lo sono ancora di più. Vinceremo noi”, ha assicurato Alfano. “Viviamo purtroppo in un tempo cui non esiste il rischio zero. Ma stiamo comunque ricevendo la prova – ha detto ancora il ministro – che lavorando bene si possono diminuire i rischi e si può comprimere il coefficiente di pericolo”.
“Quello del ministro è un libro che ci fa capire la portata della sfida e la genesi della stessa. Dietro ai fatti di Parigi ci sono infatti 15 anni di sottovalutazioni, incomprensioni, difficoltà oggettive a muoversi in questo scenario” ha affermato Maggioni, a lungo corrispondente di guerra.
“Condivido come musulmano l’orrore davanti alla profanazione del valore fondamentale della vita”, ha detto l’imam Pallavicini.” Il fatto che, secondo un recente sondaggio, il 12% dei musulmani d’Italia non condanni apertamente il terrorismo – ha poi aggiunto – dimostra la necessità di un’ottica educativa affinché costoro non diventino terreno fertile per chi vuole opporsi alla società democratica contemporanea”.
“La bandiera nera dell’Isis in cima all’obelisco di San Pietro non c’è e non ci sarà. Però non ci sarà neanche la bandiera bianca, perché arrendersi al terrorismo significherebbe ammettere la sconfitta di una storia, che è la storia di tutti quanti noi” ha sottolineato Fisichella, cui compete l’organizzazione del prossimo Giubileo.
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