Usa, l’impronta del terrorismo sulla strage di San Bernardino
Secondo quanto riportano i media internazionali, la strage nell’istituto per disabili di San Bernardino, in California, sarebbe legata al terrorismo islamista. “Farook e Tashfeen Malik – riporta Federico Rampini su Repubblica – erano musulmani, si erano ‘radicalizzati’, probabilmente in occasione di recenti viaggi in Medio Oriente. Ed erano in contatto con sospetti terroristi tenuti sotto controllo dall’Fbi, secondo fonti della polizia citate dalla Cnn”. La pista del terrorismo islamista sembra dunque prendere quota e i fatti di San Bernardino sono ora al centro del dibattito politico negli Stati Uniti, assumendo un’importanza anche per la campagna elettorale per la Casa Bianca, come scrive Gianni Riotta su la Stampa. Ad usare quanto accaduto in California contro il presidente Barack Obama, riporta Riotta, il candidato repubblicano Donald Trump, noto per le sue uscite controverse. “Trump, – scrive Riotta – davanti a un gruppo di elettori ebrei, prima ha flirtato con i luoghi comuni razziali nel tono ammiccante di cui è maestro ‘Io contratto sempre, come voi…’ poi ha fatto di San Bernardino una Parigi in California, imputando al Presidente di non vedere la matrice islamica dell’attacco”. Una matrice che invece l’analista Paul Bernman, interpellato dal Corriere, indica come chiara. Secondo Bernman il terrorismo islamista, in particolare quello dell’Isis, “unisce ispirazioni totalitarie provenienti dall’Europa e una certa interpretazione dell’Islam”: ad esempio “Il concetto islamista della cospirazione demoniaca degli ebrei è un’eredità nazista”.
Attacco a Duma, arrestati estremisti ebrei. Mentre continuano gli attentati contro civili e soldati israeliani (nella notte un soldato è stato ferito da un attentatore palestinese a Hebron), le forze di sicurezza d’Israele hanno arrestato alcuni giovani ebrei, legati ai movimenti estremisti, ritenuti coinvolti nell’attacco incendiario a Duma, in cui hanno perso la vita tre persone, tra cui un bambino di 18 mesi. “Nonostante molti particolari dell’inchiesta siano coperti dal segreto e non si conoscano né i nomi dei fermati né quanti siano, – riporta il Mattino – lo Shin Bet ha fatto sapere che i giovani ultrà ebrei sono sospettati di appartenere ad ‘una organizzazione terroristica ebraica e di aver portato a termine attacchi terroristici’”.
K.it e le opportunità del mercato casher. Il settimanale Agrisole (Sole 24 Ore) racconta il progetto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – coordinato dall’Assessore UCEI Jacqueline Fellus – realizzato assieme al ministero dello Sviluppo economico diretto alla creazione e promozione del primo marchio dedicato al casher italiano, “K.it”. “Il marchio K.it – si legge nel settimanale – si presenta come uno strumento importante per valorizzare e rendere riconoscibile l’autentico ‘made in Italy’, soprattutto in mercati-chiave, come Stati Uniti, Israele e Francia, che già oggi sono i principali clienti degli alimenti casher realizzati nel nostro Paese”. L’obiettivo, viene spiegato nell’articolo, è unire le garanzie fornite dal controllo secondo le stringenti regole alimentari ebraiche alla qualità riconosciuta al made in Italy per entrare in un mercato, quello casher, che può contare su 25 milioni di acquirenti nel mondo ed è in continua espansione.
Il Campidoglio: “Via gli urtisti per ragioni di sicurezza”. C’è la firma del commissario di Roma Francesco Paolo Tronca sul dispositivo che prevede l’allontanamento, per tutto il Giubileo, di urtisti, camion bar e caldarrostai dalle adiacenze di piazza San Pietro. “È per la sicurezza e non per il decoro”, fanno sapere dal Campidoglio (Messaggero).
I venditori e gli ambulanti saranno adesso ricollocati in un’altra strada (ancora da definire).
Parla di “divieto light” l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, citato sempre dal Messaggero, che ha accompagnato ieri una delegazione di urtisti dal sub commissario Giuseppe Castaldo.
L’agenzia di notizie Jta sottolinea come alcuni di loro nel corso della protesta abbiano ritenuto opportuno ostentare una stella gialla.
Milano e Napoli, contro l’odio, incontri di dialogo. “Basta violenze terroristiche nel nome di Dio” è l’appello che arriva da Napoli, lanciato, tra gli altri, dal rabbino capo della città Umberto Piperno e dall’imam Amar Abdallah, firmatari di una dichiarazione contro la violenza siglata da diversi rappresentanti religiosi (Corriere del Mezzogiorno). A Milano invece prosegue il progetto “cene per la pace” che ha visto rappresentanti del mondo ebraico e musulmano incontrarsi a tavola e confrontarsi sui temi di attualità: tra questi, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e l’imam Yaya Pallavicini (Corriere Milano).
In dialogo a Camaldoli. Si apre oggi a Camaldoli il XXXVI Colloquio ebraico-cristiano che sarà dedicato a temi come il cinquantesimo anniversario del documento Nostra aetate (Avvenire). Tra i protagonisti, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Firenze rav Joseph Levi e rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna.
L’orrore a Monaco ’72. L’Osservatore Romano torna sulle rivelazioni di due delle vedove degli atleti israeliani assassinati alle Olimpiadi di Monaco del 1972 da un commando di terroristi palestinesi. “Si era sempre saputo finora – scrive il quotidiano – che gli undici israeliani erano stati uccisi dai terroristi durante l’intervento delle forze speciali tedesche”, invece le due donne – Ankie Spitzer, moglie dell’allenatore di scherma Andre Spitzer, e Ilana Romano, moglie del sollevatore di pesi Yossef Romano – hanno rivelato al New York Times che “Gli atleti israeliani furono torturati e uno di loro anche atrocemente mutilato prima di essere trucidati dai terroristi”. Sulla questione torna anche la Nazione con un articolo di Roberto Papini in cui si ricorda il legame con la Toscana, e con Pistoia in particolare, della famiglia Romano.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(3 dicembre 2015)