Dalla parte degli urtisti
Il decoro è un patrimonio, un’esigenza e una sfida per Roma e i romani. Ed è per questo che gli amministratori locali, negli ultimi mesi, hanno affrontato la questione con determinazione.
Turisti e cittadini hanno potuto finalmente apprezzare monumenti meravigliosi e celebri in tutto il mondo senza ostacoli e ingombri.
Tutto bene, dunque? Purtroppo no.
Come può accadere nelle battaglie giuste, si verificano effetti collaterali sbagliati. Nel caso di specie, per spostare i camion bar sono stati cacciati anche gli urtisti, i venditori di souvenir presenti nel centro di Roma da oltre due secoli. Circa cento famiglie si trovano in mezzo a una strada da alcuni mesi, senza aver mai realmente danneggiato il decoro o lo spazio pubblico della città. Questa professione ha anzi una lunga tradizione e, con i dovuti controlli e la possibile regolamentazione, rappresenta una ricchezza per l’Urbe. Un patrimonio che non può essere disperso per lasciare il campo all’abusivismo, assai più negativo nella percezione di turisti e romani.
Negli ultimi giorni la situazione si è ulteriormente aggravata per il divieto alla categoria di presidiare piazza S. Pietro, minacciata dal rischio di attentati terroristici. Anche qui, è comprensibile il problema, ma drammatica la condizione di tante famiglie: senza Colosseo e senza S. Pietro, i lavoratori perdono di fatto le principali fonti di reddito. Padri di famiglia, molti di religione ebraica, si sono presentati davanti al Vaticano urlando la loro esasperazione in modo straziante.
Si dirà, ma che sono cento urtisti in rapporto all’intera città? A parte il fatto che ogni persona che soffre è un problema per tutta la Comunità, c’è una ragione più profonda: riaprire il tavolo con loro, ragionare senza pregiudizi su questa categoria e sulle sue prospettive, sarebbe un segnale di saggezza e rafforzerebbe la sacrosanta battaglia per il decoro della città. Se uno scopo giusto produce un danno inutile rischia invece di perdere la sua ragione d’essere.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(8 dicembre 2015)