Madri d’Israele – Alexandra
In linea perfetta con le precedenti Madri d’Israele, ciò che più colpisce di Alexandra Liebermann, è il suo sorriso.
Un sorriso sincero, tanto dolce quanto determinato.
La incontro in un piccolo ristorante nel centro di Israele, in seguito ad un articolo letto sul noto quotidiano Yediot Hacharonot che raccontava la sua storia con toni entusiasti.
Lei francese, io italiano, ci sorprendiamo entrambi per il sole smagliante sopra le nostre teste.
“Siamo a dicembre e ancora giriamo a maniche corte!”, è stata la nostra prima considerazione, abituati a ben altro.
Alexandra, infatti, nasce in Francia nel mio stesso anno: il 1995.
Proprio come me coltiva da sempre il desiderio di fare l’Alyiah e arruolarsi all’esercito.
“Già all’età di otto anni, dopo la mia prima visita in Israele, mi immaginavo con la divisa. Ho sempre avuto le idee molto chiare sul percorso che avrei intrapreso dopo il liceo. I miei obiettivi non solo sono rimasti invariati con il passare del tempo, ma si sono persino rafforzati sempre più”.
La strage a Parigi, avvenuta appena un mese fa, è un ulteriore tassello del puzzle. Una spinta irreversibile verso la sua già ben definita meta.
“Tutti erano sconvolti in seguito all’attentato, i miei genitori ancora non hanno realizzato fino in fondo l’accaduto, ma io in realtà un po’ me lo aspettavo. Non in questi termini, non in queste dimensioni, ma gli spari alla sede di Charlie Hebdo erano un segnale fin troppo chiaro ed evidente di ciò che ha poi effettivamente straziato i miei fratelli, connazionali francesi. E nonostante quella che i giornalisti si divertono a chiamare Intifada dei coltelli, qui in Israele, sento di essere comunque nel posto più sicuro del mondo”.
Non potrei essere più d’accordo con la mia nuova eroina. Annuisco convinto, durante tutto il suo discorso, a tal punto da farmi venire il torcicollo.
Per tornare all’argomento dell’arruolamento, che tocca entrambi noi da così vicino, le domando quale ruolo le sia stato assegnato all’interno dell’esercito.
“Kishrei Chuz, ovvero quelle che potremo definire come Relazioni Internazionali. Parlo perfettamente cinque lingue e questo è stato abbastanza incisivo, in quanto assolutamente necessarie per poter trattenere i rapporti con le varie istituzioni sparse nel mondo. E poi è in perfetta sintonia con ciò che vorrò studiare poi all’Università, quindi non potrei essere più felice e realizzata di così!”
Con una grinta contagiosa, un’adrenalina che mi domando se provenga dal caffè che sta sorseggiando, Alexandra rappresenta ai miei occhi il futuro del nostro Stato.
Giovane, entusiasta, forte, umano.
David Zebuloni
(10 dicembre 2015)